La sinistra non è un’opinione.
Raramente vado a prendere mia figlia all’asilo nido. E’ successo ieri e ho così appreso che il Comune di Lucca ha deciso di tagliare alcune ore di lavoro alle ausiliarie che operano in quella struttura. Di fronte a questo, da cittadino, mi sono sentito impotente e amareggiato. Capisco che siamo in un momento difficile e che i Comuni hanno difficoltà di bilancio, ma tagliare sui servizi educativi mi sembra una scelta alquanto discutibile e che rischia di far pagare la crisi a persone e categorie sociali che certamente non hanno bisogno di interventi di spending review.
Poi ho pensato a cosa significa essere progressisti e di sinistra se non tutelare le fasce più deboli della popolazione, a cosa significa vivere in uno stato sociale dove i servizi alla persona sono un tassello fondamentale di un sistema che dovrebbe garantire equità e coesione sociale.
Sono tornato a casa con tanti dubbi e con una certezza: tagliare non può significare cancellare poste di bilancio in modo orizzontale senza una programmazione razionale e a lungo termine. Nelle scelte di politica amministrative bisogna darsi delle priorità e perseguirle: il sociale, l’educazione, la cultura devono stare al primo posto. Perché, se non è così significa che non ci sono prospettive, che non si è in grado di tutelare quei servizi alla persona che fanno parte della nostra identità e soprattutto che non si è di sinistra.

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