Sarà un’apertura a singhiozzo quest’anno per le scuole della città. L’onda della protesta iniziata dagli insegnanti e dai bidelli contro i tagli alla scuola pubblica sta allargando velocemente il suo fronte e sono sempre di più gli istituti che posticiperanno di un giorno l’inizio del nuovo anno. Un segnale forte di mobilitazione e insofferenza quello di non presentarsi in aula domani mattina per prendere parte all’assemblea provinciale di quattro ore indetta da Cgil, Cobas e Gilda presso l’Ic di Capannori. Un’occasione per fare il punto della situazione, confrontare le varie realtà della provincia e stabilire come proseguire la protesta, rendendo partecipi e attivi genitori e studenti. Un segnale di consapevolezza e di affermazione del proprio status di lavoratore e di insegnante.
Come a dire che senza il personale della scuola gli istituti non possono funzionare. Sia da un punto di vista della gestione, della pulizia e della sicurezza (per quanto riguarda bidelli, tecnici e personale di segreteria) e sia da un punto di vista della didattica e della formazione (per quanto riguarda professori e maestri). Tutti aspetti messi a dura prova dai tagli governativi, dalla finanziaria di Tremonti e dalla riforma Gelmini.
«È un modo per far capire agli studenti e alle famiglie – spiega un insegnante – che senza di noi la scuola non funziona, moltiplicando i disagi». E, in effetti, le conseguenze di questa mobilitazione sono subito tangibili: diversi istituti resteranno chiusi domani; altri riusciranno ugualmente ad aprire, senza però garantire il regolare svolgimento delle lezioni e con il corpo docente Ata dimezzato. Non aprono i battenti il primo, terzo, sesto e settimo circolo didattico, l’Ic di Altopascio, Montecarlo e Borgo a Mozzano. Niente scuola neppure per le classi seconda, terza, quarta e quinta del Classico e del “Giorgi”. Apertura regolare, invece, all’Artistico, all’Itc, all’Iti e per gli studenti del primo anno del “Machiavelli” e dell’Ipsia “Giorgi” (anche se qui delle quattro ore previste l’istituto riuscirà a coprirne la metà). «È una scelta forte – scrivono in una lettera ai genitori gli insegnanti del sesto circolo didattico -, ma resa necessaria dal’insopportabile politica di tagli che il ministro Gelmini e questo governo continua a portare avanti nei confronti della scuola pubblica. Non è un problema solo del personale della scuola o dei precari (che pure drammaticamente si trovano senza più possibilità di lavoro). La diminuzione del personale scolastico a fronte di un aumento complessivo degli alunni dimiinuisce drammaticamente la qualità della scuola e dell’istruzione dei nostri figli».
L’assemblea sindacale del 15 settembre, continua la lettera, è quindi anche una forma di protesta contro «una politica insostenibile, un modo per cercare di difendere la nostra scuola, il diritto ad una buona educazione di tutti i ragazzi che dovrebbero essere considerati una risorsa preziosa per il futuro e non un qualsiasi settore da tagliare a piacimento o su cui scaricare i costi della crisi. Per questo ci sentiamo di chiedere a voi genitori di condividere questa nostra iniziativa fatta non per interessi di categoria ma in difesa della scuola pubblica, risorsa insostituibile per ogni famiglia e comunità».

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