Luciana ci lascia i suoi biglietti, scritti per tante ricorrenze, ritagli di carta fitti di parole che
accompagnavano, di volta in volta, la gioia, la soddisfazione, la festa, il dolore.
Sono certo che oggi me ne avrebbe dato uno, chiuso in una busta, dicendo “Guarda se ti piace…” e come al solito
l’avrei presa in giro e lei m’avrebbe mandato ridendo a quel paese.
Frasi piene e belle scriveva Luciana, a volte prese “virgolettate” da qualche testo, spesso invece frutto del suo
anticonformismo e di quel gusto raffinato ed elegante che hanno le “signore” e lei appunto era una signora: nei
modi, nel linguaggio, nel tratto della penna.
Luciana ci lascia la sua grande intelligenza e il suo buon senso, che la facevano diventare naturalmente la
persona alla quale rivolgersi per avere un consiglio, che peraltro concedeva regolarmente, col sorriso e con misura,
mai banale, mai scontato. Straordinaria sensibilità che disarmava, che arrotondava gli angoli, che riusciva a far
barcollare le certezze più ferme.
Luciana ci lascia gli esempi di come si rappresenta i cittadini e di come si lavora per loro, con competenza,
disponibilità e modestia, senza sbavature. Come ci si dedica anima e corpo ad un progetto per la comunità, come si
valorizzino le differenze e si includano le marginalità, nel rispetto massimo delle istituzioni, istituzioni che a lei
debbono molto.
Luciana ci lascia la passione e l’entusiasmo, quelli contagiosi e teneri, molto femminili e che alla fine non
hanno genere perché sono veri e forti, anche dopo aver vissuto. Concetti che hanno posto solo nella categoria dei
sentimenti e in quella li lasciamo, li lascio, perché vi hanno guadagnato il posto con l’esempio, quel modo di essere e
di fare che invidi e che ammiri.
Luciana ci lascia il bene che ci ha voluto senza vergognarsene, anche quando volercene era dura, quel bene
che non siamo forse mai riusciti completamente a ricambiare.
Ci saranno i modi, le occasioni, per compensare, è una promessa che trasformo in un saluto, tenendo a mente le
parole che nelle ultime settimane non ci ha potuto regalare.

Giorgio Del Ghingaro

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