Eravamo oltre 500 persone, l’altra sera, a tenere in mano una fiaccola accesa per dire che la guerra in medio Oriente, e la violenza in generale, non la vogliamo. Per me è stato emozionante camminare al fianco di uomini, donne, giovani e anziani che inorridiscono di fronte alle scene strazianti che i Tg, ogni giorno, mostrano da Gaza e hanno sentito forte il desiderio di esprimere il loro “no” a simili atrocità. Finché proviamo rabbia e disgusto per l’uso delle armi come strumento di soluzione dei conflitti, allora c’è speranza che, in futuro, simili orrori non si ripetano.
Il passato dovrebbe averci già insegnato, ed invece tuttora dobbiamo scendere in piazza, fra le strade dei paesi e delle città a dire, visibilmente, di cessare il fuoco.
La pace non dovrebbe rappresentare un fine che talvolta appare irraggiungibile, ma un metodo e un mezzo attraverso cui realizzare società civili moderne e sensibili alle necessità collettive. Soltanto praticando politiche di pace è possibile immaginare lo sviluppo di un territorio, la crescita di una comunità, il benessere delle persone che ne fanno parte.
Ognuno di noi, in questo viaggio verso la serenità, è chiamato a fare la sua parte. Uniti dalla voglia di partecipare al processo di cambiamento, che permetterà alle diversità di trovare uno spazio senza la necessità che l’una prevalga sull’altra, continuiamo questo percorso dalla nostra Capannori.