Si è tenuta questa mattina la piantumazione del platano in piazza Manzoni. L’evento è stato sottolineato da una breve cerimonia alla quale hanno partecipato il sindaco Giorgio Del Ghingaro, la senatrice Manuela Granaiola, il capitano Zeffiro Rossi in rappresentanza del Museo della Marineria e dell’Unione Medaglie d’Oro di Lunga Navigazione, la Capitaneria di porto, le associazioni combattentistiche e d’arma e quelle di volontariato e di protezione civile del Comune di Viareggio.
Il sindaco, nel ringraziare la senatrice Granaiola, grazie alla cui sensibilità è stato possibile l’acquisto della pianta, ha simbolicamente “tagliato il nastro” che circondava l’albero.
La piazza è stata infine benedetta da padre Elzeario, frate del convento di Sant’Antonio e vicario di Torre del Lago. La cerimonia si è conclusa con un intervento musicale della banda Pardini.
Davanti al platano è stata apposta una targa:
Agli amori nati in questa piazza
Al mirto lasciato in pegno e conservato con cura.
A quei marinai che intrepidi sfidavano le onde e
alle giovani donne che con coraggio li aspettavano sul molo.
A Viareggio: alla sua storia.
Il futuro mette radici
l’Amministrazione comunale
Viareggio, 9 gennaio 2016
«Il fatto di piantare un albero è di per se’ evocativo di suggestioni – ha detto il sindaco Del Ghingaro -. In questo caso la simbologia è doppia perché non si tratta di una pianta qualunque: oggi riportiamo in questa piazza un albero che apparteneva alla memoria storica della città. Un platano che era stato dichiarato ‘pianta monumentale’ grazie all’intervento dell’Unione Medaglie d’Oro di Lunga Navigazione».
La storia di piazza Manzoni infatti si fonde con la vita e le speranze di una Viareggio d’altri tempi: la piazza era destinata alla lavorazione delle vele. Qui si incontravano i marinai “a terra” in attesa di imbarco, le giovani velaie che rammendavano le vele, le lavandaie del lavatoio pubblico sulla banchina del “Fosso”. Qui si scambiavano i primi sorrisi, nascevano le prime simpatie.
Lo storico Bergamini scrive: “Passando di lì è facile ascoltare stornelli, ballate e spiritosi motteggi, accompagnati dal ritmo dei panni battuti e dallo sciacquio del Fosso”.
«Secondo la tradizione – ha continuato il sindaco – i marinai prima di partire, incastravano ramoscelli di mirto nelle fessure della corteccia del vecchio platano che ombreggiava la piazza. Al ritorno, con un po’ di fortuna, qualcuno avrebbe trovato la propria amata ad aspettarlo sul molo, con il ramoscello in mano. Il mirto era una promessa d’amore».
«Promessa d’amore che oggi noi rinnoviamo, non a una donna, ma alla città – ha sottolineato -. Mi avete sentito dire spesso che in questi anni a Viareggio non si è voluto bene, e credo davvero che questa sia l’unica spiegazione per cui ora la troviamo così abbandonata. In questi mesi abbiamo fatto tanto per Viareggio, abbiamo aperto cassetti, trovato ferite, portato rimedi e preso decisioni anche difficili. Ma siamo solo all’inizio. Nei prossimi anni ci prenderemo cura della città,
gratteremo via la negligenza, le omissioni, la disattenzione, e ritroveremo lo splendore che si cela dietro al primo strato di trascuratezza. E per farlo dobbiamo partire da qui: dalle radici di Viareggio, dalla sua storia».
«Perché il futuro è un viaggio avventuroso come quello dei nostri marinai con il mirto nel cuore, legati a doppio filo dall’amore per le loro donne, in piedi sul molo, con le quali avrebbero costruito una nuova vita. Come quelle donne Viareggio non si è data per vinta: ha aspettato col mirto in mano. Sta a noi, adesso – ha concluso il primo cittadino – mantenere la promessa».