Nelle campagne elettorali che si rispettino, c’è una figura che si distingue sempre, al dilá degli schieramenti, per la sua ipocrisia e il suo opportunismo un tanto al chilo. Il soggetto in questione è ” lo sputatore nel piatto dove ha mangiato”, o più semplicemente la reincarnazione popolare e teatrale, di infimo livello, del Giuda di cristiana memoria.

Insomma per rendere meno prosaica la narrazione, si potrebbe parlare banalmente del “traditore”.

Questa figura non più epica, nell’intento di accaparrarsi i voti di pochi elettori distratti, inverte a U la propria posizione di marcia tenuta per anni e spara le più atroci stronzate contro la mamma e il babbo che se la sono tenuta in grembo, l’hanno custodita e l’hanno pure, a volte, giustificata, come appunto si fa con i figli, seppur degeneri.


La storia insegna che la figura del traditore non gode di molta fortuna, ancorchè magari contingentemente di buona stampa, perchè di solito annega nel suo egoismo e nella sua supponenza e non lascia memoria di sè, a parte un confuso senso di inadeguatezza.


Assistiamo giornalmente, dal nazionale al locale, alla ridda degli “sputatori” di cui sopra, che non solo non si vergognano, ma fanno dei loro voltagabbana uno stile di vita, autocompiacendosi della loro finta coerenza e beandosi della loro furbizia.


Permettetemi di lasciarli a quel paese, che è evidentemente molto lontano dal nostro, per evitare di essere solo sfiorati dal loro olezzo.

Giorgio Del Ghingaro

26/1/14

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