Intervista rilasciata alla Gazzetta di Lucca

Giorgio Del Ghingaro è un tributarista, svelto nel far di conto e, altrettanto, nel saper cogliere le occasioni che gli si propongono davanti. Attento, scrupoloso, permaloso, tollerante e ironico fin dove ritiene sia giusto esserlo, facile, dicono, all’arrabbiatura che, però, dura l’espace d’un matin, da sette anni guida l’amministrazione comunale di Capannori, comune di oltre 45 mila abitanti non certo secondo a Lucca se non per motivi, puramente, di carattere storico. Capannorese più che capannorotto, in questa sua intervista ne ha dette di cotte e di crude. Gliele passiamo tutte, anche perché, con sportività e prontezza, ha risposto sempre e comunque anche alle domande, apparentemente, più… imbarazzanti.

Andiamo indietro nel tempo. Primavera 2004. Michele Martinelli, candidato a sindaco del centrodestra alle amministrative di Capannori, viene arrestato dalla procura della Repubblica. Lo davano vincente al 90 per cento. Niente da dire, per lei, una bella fortuna.

Certamente ha influito l’arresto, confermato da successive tre condanne, ma credo che a Capannori tirasse già il vento del cambiamento. I cittadini ritenevano giusta una alternanza alla guida del Comune. Si veniva da anni dove, soprattutto, in ambito urbanistico, si erano perpetrati degli scempi che noi abbiamo corretto negli anni successivi.

Lo ha più visto Martinelli da allora?

Certamente. Posso dire che è un ottimo conoscente, una persona che avevo sempre stimato e con il quale penso di avere tutt’ora un buon rapporto. Peraltro sono estremamente dispiaciuto della sua vicenda personale.

Lei è al secondo mandato. Proprio vero che il potere logora chi non ce l’ha…

Io penso che la vittoria più bella non è la prima, ma la seconda che è la riconferma. Vuol dire che nel primo mandato si è operato bene e i cittadini lo riconoscono con la riconferma.

Vale per lei che è di sinistra, ma vale anche per un sindaco di centrodestra?

Ci mancherebbe. Il sindaco, in qualche modo, prima che politico è amministratore e se viene confermato vuol dire che la riconferma attesta il buon lavoro fatto e questo non è né di sinistra né di destra.

Mi riferivo ad un suo avversario-nemico, vicino di casa, Maurizio Marchetti.

Maurizio è un collega e un amico e anche se ci dividono valori e valutazioni politiche, posso affermare che se i cittadini lo hanno premiato tante volte, vuol dire che ha fatto del bene al proprio territorio.

Peccato che ad Altopascio i suoi colleghi di partito la pensino diversamente.

Fanno politica.

Le malelingue dicono che lei sia un po’ permaloso.

Non hanno ragione. Sono molto permaloso.

E come tutti i permalosi anche vendicativo?

Questo no. Un sindaco deve avere la responsabilità delle proprie azioni e alla fine, come orizzonte, il bene della propria comunità e non ha tempo di essere vendicativo.

Tifoso della Lucchese. Proprio qualche settimana fa, lei ci mise la faccia e anche qualcos’altro, per provare ad aiutare l’ingresso in una nuova società di Riccardo Maestrelli. Poi, mentre stava illustrando il progetto alla platea, le venne detto che Maestrelli, aveva deciso già di mollare. Una bella figura caprina per lei anche se involontaria…

Fui contattato da Bruno Russo per dare una mano. Assieme alle risorse trovate da Russo e dall’assessore Moschini, quella sera fummo in grado di mettere sul piatto i 400 mila euro che servivano per rilevare il 40 per cento della nuova Lucchese. Non ho mai capito perché Maestrelli, che aveva dato ampia assicurazione al riguardo, abbia voluto far franare questo bel progetto territoriale e sportivo in diretta davanti a centinaia di persone entusiaste e a due sindaci, io e Favilla, oltre al direttore dell’associazione Industriali, al rappresentante dell’Ascom Fanucchi, al presidente di Confesercenti Cesaretti, al presidente dei Giovani Industriali Giannecchini, al direttore degli Industriali Armani che ci avevano messo la faccia e la disponibilità delle risorse.

Certo, è meglio che Maestrelli giri alla larga, almeno fino a quando, a Capannori, ci sarà lei come sindaco…

Non conosco, personalmente, la famiglia Maestrelli. Mi piace, però, ricordarla alla guida di quella bella e grande Lucchese dei tempi che furono.

Permaloso come ha detto di essere, si è trattato, se non di uno sgarbo, certamente di una dimostrazione di cattiva educazione.

Le confermo che ci sono rimasto molto, molto, ma molto male.

Torniamo a Capannori. Non per elogiare la sua amministrazione, però, mi è spesso sorta, spontanea, una domanda: a Lucca la giunta fa fatica a tenersi unita ed è un casino continuo, da voi, sembra di trovarsi di fronte a un monolite di volontà: sono troppo sinceri e trasparenti i vostri cugini o siete molto bravi a lavarvi i panni sporchi in famiglia voi?

Le rispondo con tre parole che poi spiego: passione, determinazione, entusiasmo. La passione è data dalla volontà, forte, di raggiungere degli obiettivi che sono, non solo, amministrativi, ma anche valoriali; la determinazione è la ricerca della concretezza fatta di grande partecipazione delle forze politiche, ma anche dei cittadini; l’entusiasmo è dato dalla freschezza, dal dinamismo dei tanti giovani (non necessariamente di età) che compongono la mia coalizione.

Dicono che un suo sogno sarebbe quello di fare il sindaco a Lucca.

Dicono male. Il mio sogno è terminare il secondo mandato a Capannori, il Comune più bello del mondo.

Anche a lei citerò dei nomi di personaggi sui quali potrà dare un giudizio più o meno sintetico. Andrea Marcucci.

Un parlamentare che si sente sul territorio e che ha a cuore questioni, spesso, dimenticate o lasciate ai margini come, per esempio, la cultura.

La pensava così anche quando era deputato del PLI di De Lorenzo?

All’epoca non lo conoscevo.

Lei è molto diplomatico. Eppure con Baccelli ci sono stati fuoco e fiamme…

Direi, semplicemente, che abbiamo discusso e discutiamo, com’è normale, su alcune questioni che interessano la nostra comunità. Non necessariamente due polkitici che appartengono allo stesso schieramento la devono vedere alla stessa maniera. In più abbiamo due modi diversi di concepiore l’azione amministrativa e politica. Credo che entrambi siano rispettabili.

Piero Angelini.

Apprezzo molto i suoi approfondimenti che, a volte, leggo sulla stampa.

Lei si sente più lucchese o più… capannorotto come qualcuno è solito chiamare, bonariamente, gli abitanti del suo comune?

Io sono capannorese così come gli altri 46 mila abitanti del mio comune che, in questi anni, hanno trovato la forza e la volontà di riscattarsi dal dileggio a cui lei faceva riferimento e lo hanno fatto concretizzando il sogno di una comunità.

Uno dei suoi principali collaboratori, Valter Alberigi, venne coinvolto, qualche tempo fa, in una inchiesta su un presunto abuso edilizio sulle colline tra Tofori e Petrognano. Lei lo ha sempre difeso a spada tratta. Come è finita quella storia?

Valter è un collaboratore insostituibile e per me è colpevole uno che è condannato dopo i tre gradi di giudizio. Io sono per lui, come per tutti gli altri, un garantista convinto.

Parliamo di ordine pubblico e sicurezza. Lei sa meglio di me che Capannori e la Piana in generale sono territorio fertile per lo spaccio di droga. Molti sono anche i giovani segnalati da polizia e carabinieri alla prefettura in quanto consumatori abituali di sostanze stupefacenti. Qual è il suo peinsiero in proposito?

Questi fenomeni di disagio sociale e di emarginazione, ma anche di delinquenza si contrastano in due modi: il primo, quello repressivo che, spesso, appare fino a se stesso e permette di chiudere in carcere persone che, dopo pochi mesi, tornano a compiere gli stessi reati; il secondo è meno contingente, ma più di lungo respiro ed è quello della costruzione di una rete sociale che permetta, sinteticamente, di non aver bisogno di compiere quei reati. E’ una cosa, ovviamente, complessa, ma che noi stiamo costruendo mattone dopo mattone, le politiche sociali, culturali ed educative del nostro Comune.

Scusi, ma secondo lei uno sniffa cocaina perché è colpa della società e/o perché vive un disagio sociale?

Direi che, se sniffa cocaina, cerca in quella polvere qualcosa che non trova nella propria quotidianità. Oppure, per condire la sua vita, con qualcosa di più esplosivo. Noi dobbiamo cercare di capire perché e lavorare affinché queste cose non accadano. Certamente, se accadono, coloro che commettono reati vanno, necessariamente, puniti.

Favorevole alla legalizzazione delle droghe leggere?

Sì.

Favorevole all’aborto?

Sì.

Lei dove lo realizzerebbe un quartiere a luci rosse a Capannori come suggerisce il suo collega di Altopascio?

Io voglio costruire a Capannori un quartiere con le luci ecologiche che consumi meno energia elettrica e che si autoalimenti con energie rinnovabili. Voglio costruire un quartiere a luci verdi che rispetti l’ambiente e le persone. Questi sono i quartieri che sogno per Capannori, non quelli a luci rosse.

Lei ospiterebbe a Capannori il Gay Pride?

Certo, perché no?

Quindi non sarebbe, assolutamente, contrario all’apertura, come è avvenuto a Torre del Lago, di locali riservati se non solo, soprattutto, a avventori gay?

Se questi locali rispettano le autorizzazioni normative stabilite dal Comune, non vedo perché dovrei discriminare coppie gay rispetto a coppie etero.

Lei aprirebbe un casinò a Capannori?

No.

Meglio un locale gay allora?

Assolutamente sì.

Perché?

Perché credo che il gioco d’azzardo sia un male della nostra società e, invece, credo che una coppia gay non faccia del male a nessuno.

Favorevole all’ipotesi di reato dell’omicidio stradale?

Se ci sono i presupposti giuridici sì.

Lei, immagino, non è favorevole alla pena di morte.

Assolutamente no.

Per nessun tipo di reato, anche il più efferrato?

Non voglio venire frainteso. Non sono favorevole, in alcun caso, alla pena di morte.

Mauro Favilla.

Ineffabile.

Umberto Sereni.

Gli voglio bene.

Andrea Tagliasacchi.

“Il” presidente della Provincia.

Trombato dal suo stesso partito…

Andrea non merita, per la sua storia e per quanto ha fatto a Lucca, il trattamento che gli è stato riservato.

Faccia il nome, se ha coraggio e lo conosce, di un colpevole.

Credo che il Partito Democratico, nei suoi massimi vertici regionali e nazionali, si dovrebbe porre degli interrogativi. A volte questi consessi sono autoreferenti e poco attenti alle realtà positive territoriali e alle persone che le rappresentano.

Dica la verità: ma c’era proprio bisogno di un nuovo ospedale?

Assolutamente sì.

Lei sa meglio di me che si tratterà, soprattutto, di una grande ‘day-hospital’ con tempi di permanenza molto più ridotti e capacità di accoglienza inferiore rispetto all’attuale.

La sanità cambia, il concetto di salute pure, le strutture territoriali devono cambiare con loro. Accanto a questo nuovo ospedale che avrà tecnologie avanzatissime, dovranno nascere strutture territoriali in grado di compensare i minori posti letto e, soprattutto, la diversa concezione di ospedale solo per acuti. Noi non dobbiamo guardare solo quello che serve a noi, ma quello che servirà ai nostri figli e noi non possiamo pensare di proiettarci, fra trent’anni, con le attuali strutture ospedaliere e intermedie. Il nuovo ospedale è il primo tassello di una sanità più moderna.

Ci sveli un mistero: dicono che il nuovo ospedale a San Filippo non avrà l’obitorio che, invece, resterà dove è adesso.

Questo lo deve chiedere ai progettisti dell’ospedale. Io mi occupo di politica sanitaria, non di progettazione ospedaliera.

Cambiamo modo di porre la domanda: lei, da cittadino, venendo a sapere che un nuovo ospedale non avrà l’obitorio e che, per tutto ciò che concerne la morte di un paziente, si dovrò fare su e giù con l’attuale struttura al Campo di Marte, non si domanderebbe: ‘Ma sono matti?”

Non solo me lo domanderei, ma lo affermerei. Non si può fare un ospedale monoblocco per risparmiare tempi di attesa e mettere al centro dell’attenzione il paziente e, poi, decentrare l’obitorio.

Ci rifiutiamo di credere che lei non sappia se l’obitorio ci sarà oppure no.

Non lo so veramente, ma non posso credere a una cosa del genere.

Rifiuti: siete sempre pronti a sbandierare successi e primati. Ma, onestamente, i rifiuti li smaltite o li trasferite da qualche altra parte, magari all’estero?

No, il percorso di riciclo dei nostri rifiuti è trasparente e tracciabile. Se vuole le faccio l’elenco dei centri di smistamento. Devo dire che le leggende metropolitane si sprecano e alcune sono anche divertenti, òperò, la questione rifiuti è troppo seria per liquidarla con delle battute. Noi abbiamo fatto della politica ambientale una priorità e valorizziamo, semplicemente, le cose che abbiamo fatto e che facciamo. Non a caso siamo portati ad esempio in Italia e anche all’estero.

Ma non sarebbe più semplice e anche più giusto che ogni comune o comunità che dir si voglia, provvedesse a smaltire i propri rifiuti?

Credo che sia giusto che ogni ambito territoriale lo faccia. Credo che sia anche giusto spingere al massimo la raccolta differenziata per costruire sempre più impianti di valorizzazione del rifiuto differenziato e meno discariche e meno inceneritori.

Concludiamo con una cattiveria: lei, in tutta l’intervista, non ha criticato nessuno con nome e cognome, barcamenandosi, da vero lucchese più che capannorese, tra un giudizio e l’altro. Questa volta, però, deve dire la verità: c’è un politico o un personaggio che getterebbe, volentieri, da una ipotetica torre?

Premesso che, nell’intervista, ho detto tutto quello che penso e la verità, a Lucca non ci sarebbero torri sufficienti.

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