In attesa di un nuovo studio ad hoc per decidere esatta localizzazione e dettagli del progetto e quindi una nuova assemblea pubblica organizzata insieme al comitato “Salviamo il centro” prende la parola il sindaco, che chiarisce alcuni punti di tipo tecnico e non manca qualche appunto di tipo politico. Del Ghingaro spiega come l’amministrazione comunale sia arrivata a indicare la località “alla Lista” per la realizzazione dell’impianto di compostaggio. «C’è stato un percorso lungo, che spero sia giunto alla sua conclusione. L’impianto è fondamentale e noi vogliamo realizzarlo», sottolinea. Ma perché proprio alle porte del capoluogo? «Cinque i siti indicati dallo studio effettuato da “Ambiente Italia” e commissionato dalla Provincia – spiega il sindaco -: «Salanetti (scartato per i ben noti motivi), i due siti considerati da noi non idonei in quanto aree incontaminate (S. Ginese e Padule del Moscheni), l’area al Frizzone e la località “alla Lista”, quella sulla quale è caduta la nostra scelta. Devo fare alcune precisazioni a proposito del sito al Frizzone: prima di tutto la Provincia non ci ha mai dato il parere che avevamo richiesto su quell’area, non una parola in tre anni. Quindi devo dire che il comune di Porcari si dichiara immediatamente contrario al progetto, proprio come sta accadendo adesso. Ebbene, vorrei ricordare che quella della localizzazione dell’impianto deve essere concordata e condivisa, ma il comune di Capannori rivendica il diritto e l’autonomia delle sue scelte». Dunque “alla Lista” perché le altre soluzioni non erano praticabili. Ma l’area individuata può veramente sopportare l’impatto di una struttura del genere? «L’area presa in esame non è quella dei “Poderacci”, bensì una zona molto più vasta che arriva fino al confine con Porcari – dice Del Ghingaro -. In totale circa 40 ettari. Per realizzare l’impianto ne servono dai due ai due e mezzo a seconda della tipologia. Meno di alcune aziende già presenti nell’area e molto meno di quanto era stato chiesto di edificare da parte di alcuni proprietari di terreni sia in fase di stesura del regolamento urbanistico (nel 2003) che in fase di elaborazione della variante (2009). Otto gli ettari sui quali si era chiesto di costruire (siti industriali), due e mezzo quelli concessi con la variante. Mi chiedo dunque come mai ora, alcuni di coloro che volevano cementificare la zona si dichiarino contrari al compostaggio. E che dire del problema traffico pesante tante volte paventato? Saranno al massimo dieci i mezzi in entrata e uscita dal sito ogni giorno. Non mi sembra che questo incida in maniera drastica sul traffico già presente nella zona. Per di più la distanza con la piattaforma e l’isola ecologica di Salanetti è minima, così come via Rossi, una delle arterie principali della Piana». Da qui la decisione di presentare la proposta a Provincia, Ato Costa e Regione e far partire un tavolo che si è insediato a gennaio e che Del Ghingaro spera si possa concludere al più presto possibile. «L’iter procedurale è cambiato – conclude il sindaco -: il Comune individua il sito, lo indica alla Provincia che deve modificare il Piano rifiuti, quindi rimandare la pratica al Comune per modificare lo strumento urbanistico. Abbiamo mandato tutta la documentazione agli inizi di aprile. Confidiamo in una risposta veloce. Intanto abbiamo commissionato uno studio ad un’azienda privata (con la collaborazione del dottor Favoino, uno dei massimi esperti del settore). «Ci indicherà la posizione più idonea e altri dettagli per illustrare il progetto ai cittadini. «Per questo abbiamo intenzione di organizzare una nuova assemblea insieme con il comitato per gli inizi di giugno. Il confronto con i capannoresi è fondamentale».
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