Cento giorni alla guida di un Comune che balla su una voragine di duecento milioni. Un’impresa da far tremare le vene ai polsi di un commissario liquidatore, figuriamoci a un sindaco che ai cittadini deve rendere conto non solo con i numeri ma anche con le risposte alle aspettative che hanno riposto su di lui. Giorgio Del Ghingaro però, nonostante le difficoltà e le polemiche che hanno accompagnato questi primissimi mesi del suo mandato, non è pentito di aver accettato la scommessa di rimettere in sesto Viareggio. Sindaco, partiamo dai debiti che hanno portato al dissesto. A quanto ammontano?
«I debiti sono davvero tanti. Stiamo verificando, insieme all’Organismo straordinario di liquidazione, per arrivare in tempi brevi a una cifra certa. Abbiamo comunque già accertato che la maggiore responsabilità deriva dalla situazione delle società partecipate. Mi riferisco alla Viareggio Patrimonio, ma non solo. Purtroppo anche le Fondazioni non godono di ottima salute. Posso dire, con certezza, che siamo ben oltre i 53 milioni deliberati». Diciamo 200 milioni di euro di buco? «Diciamo duecento milioni». Come e in quanto tempo i viareggini potranno uscire da questo tunnel? «In questi tre mesi abbiamo lavorato intensamente per avere un quadro chiaro della situazione e per riprendere rapporti di collaborazione con diversi organi istituzionali, a partire dal Ministero degli Interni che, in questa fase, è un interlocutore fondamentale. La nostra strategia è chiara: delineare un quadro dettagliato e preciso della situazione debitoria ed elaborare una conseguente proposta di risanamento. La strada è lunga, anni e anni di debiti e di gestioni sconsiderate non si possono cancellare in pochi giorni. Ma sono certo che con determinazione, competenza, sobrietà potremo ridare a Viareggio la speranza di tornare a essere la città che merita». Il Comune vuole revocare alla Viareggio Patrimonio la gestione di impianti sportivi, illuminazione pubblica, emergenza abitativa. Questa operazione è ancora possibile dopo la sentenza che ha dichiarato fallita la società? «La dichiarazione di fallimento non si scontra affatto con le scelte fatte dal consiglio comunale prima e dalla giunta poi. Anche in questo caso la nostra idea è semplice e risponde alle indicazioni del curatore: dobbiamo distinguere tra gli impianti di proprietà del Comune affidati in gestione a Viareggio Patrimonio e gli impianti di proprietà di Viareggio Patrimonio. Per i primi, ovviamente, non c’è alcun problema: il Comune potrà riacquisire, da subito, la gestione diretta. Per i secondi (tra questi palasport e piscina) dovremo stipulare un contratto di comodato che consentirà di proseguire le attività sportive. Per gli altri servizi abbiamo già deliberato la revoca dell’affidamento alla Patrimonio e il conseguente ritorno nell’alveo comunale o in altre partecipate». Se per qualunque motivo non ci si riuscisse, che ne sarà degli impianti sportivi? È in grado di garantire che il Cgc potrà disputare regolarmente il campionato al palasport? «Certo che ci riusciremo. Poi, appena ripresa la diretta gestione del Comune, ci attiveremo subito per verificare l’agibilità degli impianti sportivi. Verranno tenuti aperti solo e soltanto quelli per i quali non vi sono rischi per gli utenti. Noi vogliamo mantenere in vita, senza interruzioni, le attività che si svolgono presso gli impianti sportivi, tutti, nessuno escluso. È chiaro che dobbiamo farlo nel rispetto della normativa e garantendo la sicurezza». Centro congressi e Viareggio Porto: qual è la soluzione a cui lavora il Comune? «Noi vogliamo che il Centro Congressi prosegua la sua attività; proprio ieri mattina abbiamo deliberato un atto di indirizzo per cercare di evitare l’interruzione dell’attività. Questo è per noi un punto fondamentale che consentirà, ci auguriamo, di individuare nuove prospettive di rilancio della struttura. Viareggio e l’intera Versilia. Per quanto riguarda la Viareggio Porto: la società è in concordato, a fine ottobre avremo indicazioni più certe per il futuro. L’interesse di alcune cordate di imprenditori fa ben sperare». C’è un piano per salvare lo stipendio delle decine di dipendenti della società partecipate al crac? «Con l’esercizio provvisorio richiesto al tribunale le attività delle partecipate proseguiranno e di conseguenza i lavoratori riceveranno i loro stipendi. Noi siamo dalla parte dei lavoratori che, per primi, rischiano di pagare le conseguenze di una situazione indipendente dalla loro responsabilità. Queste sono le priorità, il resto sono solo parole al vento». Riorganizzazione della macchina comunale: come giudica la reazione di dipendenti e sindacati? «La macchina comunale è lo specchio di un’amministrazione. Noi puntiamo su competenza, trasparenza ed efficienza. Questi sono stati e saranno i cardini delle nostre scelte. In questo quadro i dipendenti hanno un ruolo determinante; il loro contributo è fondamentale per il riscatto della città. Con i sindacati è stato seguito l’iter previsto in questi casi; le fibrillazioni sono fisiologiche e rientrano nella corretta dialettica democratica». A proposito di sindacati, che ne pensa della – ventilata – rimozione di Massimiliano Bindocci dalla guida della Cgil versiliese? Lo sa che c’è chi insinua che lei abbia avuto un ruolo in questa vicenda premendo sul sindacato affinché allontanasse il sindacalista che in campagna elettorale si era schierato contro di lei? «Non ne so niente e non è mio compito dirimere le questioni interne della Cgil». Prima del voto aveva indicato tra gli interventi prioritari la sicurezza: in tutta franchezza per ora si è visto poco o nulla. «Il tema della sicurezza è delicato e complesso e, anche se non se non è immediatamente percepibile, molto è stato fatto e molto altro ancora abbiamo in cantiere di fare. La libertà urbana per noi è una priorità perché tocca da vicino la vita delle persone che oggi a Viareggio si sentono indifese. Anche in questo caso ci siamo attivati immediatamente col Ministero per poter investire alcune risorse nella sorveglianza 24 ore su 24 e già dai prossimi giorni partiranno gli incontri sindacali per introdurre il turno notturno della polizia municipale. Siamo inoltre in stretto e continuo contatto con il Prefetto che ben conosce la situazione della nostra città e che anche per questo lunedì parteciperà al consiglio comunale». Lei è sindaco da soli cento giorni, troppo poco per pretendere cambiamenti vistosi. Però i suoi elettori – ma non solo – si aspettano almeno dei segnali, magari su decoro urbano o sicurezza. Non crede che a questi aspetti diciamo pure di immagine dovreste prestare più attenzione? «In questi cento giorni, tenuto conto della situazione di bilancio, abbiamo voluto dare alcuni segnali che molti cittadini e anche le categorie economiche hanno apprezzato: la manutenzione dei giardini della città che erano abbandonati da anni, la cura di alcune piazze (piazza D’Azeglio e piazza Piave per esempio), la pulizia dei rifiuti tra gli scogli del molo e altri piccoli grandi interventi per aumentare il decoro della nostra città. Stiamo lavorando per fare un piano straordinario di manutenzione e pulizia da realizzare entro la primavera. A lungo termine, invece, il nostro obiettivo è predisporre un piano del verde e del decoro urbano che non si basi sull’emergenza ma sulla gestione del quotidiano. Viareggio è una città straordinaria che merita di essere adeguatamente curata e valorizzata». Lei non è di Viareggio e sembra quasi voler mantenere le distanze da certa viaregginità. Un rapporto così “distaccato” lo ritiene necessario per svolgere meglio il lavoro anche impietoso che deve compiere? E non crede però che alla lunga possa indebolire la sua stessa azione di governo? «Sì, non sono di Viareggio, ma ho scelto Viareggio. E credo che il primo dato, inconfutabile, aggiunga ancora più valore alla scelta fatta. E che sia stata una scelta dettata dal sentimento e dalla passione per una città trascurata e lasciata a se stessa, lo dimostra la pesantezza della situazione trovata. Quando si sceglie qualcosa con consapevolezza e libertà anche le imprese difficili diventano affascinanti e la determinazione è più forte dei confini territoriali. Io a questa città voglio bene e farò di tutto per farla tornare bellissima». La sua amministrazione ha nominato alla presidenza di Mover Eugenio Vassalle e alla presidenza di Sea Fabrizio Miracolo. Non essendo il primo un esperto di mobilità né il secondo di gestione dei rifiuti, sono evidentemente nomine che rispondono all’esigenza politica di accontentare chi l’ha sostenuta in campagna elettorale. Ma questa non è roba da prima repubblica? «La mia storia politica e amministrativa dimostra che sono lontano dalle logiche della prima repubblica e che ho sempre mantenuto autonomia e libertà. L’ho fatto anche in questo caso e le mie scelte hanno tenuto conto delle capacità gestionali delle persone nominate, della loro propensione al lavoro di squadra. Per cambiare Viareggio non servono prime donne, ma persone capaci di collaborare e di lavorare in sinergia. Vassalle è un presidente che sta sul campo e di questo c’era bisogno, Miracolo è un esperto della Strategia Rifiuti Zero e presto si vedrà». Tra i suoi sostenitori in campagna elettorale c’è anche una parte del mondo politico più legato all’ex sindaco Marco Marcucci, definito il padre della Viareggio Patrimonio e di quel sistema che ha fatto crollare la città. Ma se la città è ridotta così di chi è la colpa? «Non è mio compito accertare le responsabilità di questa situazione. Io ho rispetto per tutti i sindaci che hanno governato la città, compreso Marco Marcucci. Il mio dovere, come sindaco, è amministrare e soprattutto governare la città: una città che ho trovato con le finanze in dissesto e in stato di grave abbandono. Da qui si riparte. Una cosa è certa: come ripeto ormai da mesi, io non c’ero. Ci sono adesso e sono al lavoro per rispondere con la concretezza delle scelte alla fiducia che i cittadini hanno voluto darmi. State tranquilli io andrò dritto alla meta». Come sono i suoi rapporti con Enrico Rossi? Da quando è diventato sindaco, vi siete incontrati? Non sarà che la tratta un po’ come un avversario? E ciò non potrebbe comportare problemi per Viareggio? «Nei confronti di Enrico ho sempre avuto un rapporto di stima personale e politica. Negli ultimi dieci anni ho avuto spesso la possibilità di lavorare al suo fianco soprattutto su questioni sanitarie. Per me le storie personali valgono più di ogni illazione. Quanto a Viareggio, ho avuto sempre rapporti stretti e collaborativi con la Regione. È così ora e sarà così anche per il futuro». Qual è la cosa di questi primi tre mesi di cui è più soddisfatto? «Ho sempre detto che Viareggio non ha bisogno di un uomo solo al comando ma di una squadra unita, forte e determinata. Il lavoro fatto in questi mesi da giunta e consiglieri va in questa direzione. Ora che abbiamo fatto chiarezza sulle questioni economiche, possiamo iniziare a ricostruire una città che guardi al futuro con speranza e ottimismo. La mia più grande soddisfazione è aver contribuito a costruire una gran bella squadra e una classe dirigente onesta, preparata e appassionata». Qual è la cosa che l’ha delusa di più? «Nessuna delusione. Anzi, è un’esperienza entusiasmante che ogni giorno si rinnova. Ciò che conta sono i risultati finali, io sono concentrato su quelli. Tra qualche anno ne riparliamo…». Guidare un Comune al dissesto è un compito immane, lei è attaccato – anche in modo non di rado pacchiano – da destra e da sinistra, non credo si sia fatto molti amici in questi primi cento giorni: pentito di essersi buttato in questo impegno? «Io ho scelto Viareggio, i cittadini mi hanno scelto come sindaco. Questo è il valore fondamentale di questa straordinaria esperienza politica, amministrativa e personale. Ho fatto il sindaco per dieci anni, sono abituato agli attacchi, anche a quelli più meschini e personali. Amministrare una città significa saperla guidare, darle un governo vero e visibile sul quale puoi contare. Le parole e le offese gratuite non producono né cambiamenti né scelte concrete. A me interessa cambiare in meglio Viareggio, lo voglio fare con le donne e gli uomini che amano questa città. Perché domani le chiacchiere degli invidiosi si dimenticheranno, i risultati di un’amministrazione seria si ricorderanno».