A dicembre a Capannori aprirà un museo archeologico ed etno antropologico in via della Posta, nella sede del Gac (nell’ex sede del comitato elettorale Del Ghingaro). Una taverna con bancone e due forni – una sorta di tavola calda ante litteram – è riemersa durante la campagna di scavi nel sito archeologico di via Martiri Lunatesi. Precedentemente nell’edificio si svolgevano attività di tipo metallurgico. Una taverna vera e propria dove l’avventore poteva mangiare seduto e in una sorta di tavola calda (thermopolion) con bancone per gli avventori dove si potevano acquistare focacce o mangiare in piedi. È questa l’attività che si svolgeva nella struttura adibita ad attività produttive già rinvenuta nei precedenti scavi, come è emerso durante la campagna di scavi 2010 nel sito di via Martiri Lunatesi situato in prossimità della sede comunale, promossa dal Gac, il Gruppo Archeologico Capannorese, grazie al rinnovato contributo del Comune e della Fondazione Banca Del Monte di Lucca. Come è stato spiegato durante la conferenza stampa svoltasi stamani (sabato) sul posto alla presenza del sindaco, Giorgio Del Ghingaro e dell’assessore alla cultura, Leana Quilici, dal direttore scientifico Giulio Ciampoltrini e dall’archeologo responsabile del sito, Alessandro Giannoni, la presenza di un forno utilizzato per la cottura di alimenti a base di legumi e, forse, cereali, ritrovati in grandissima quantità sul piano di lavoro, e di un altro forno utilizzato per la preparazione di pietanze a base di carne, consentono di affermare che nell’ultimo periodo della sua vita l’edificio di via Martiri Lunatesi era interamente rivolto alla ristorazione.
«Si tratta di scoperte rilevanti – ha detto il sindaco, Giorgio Del Ghingaro – che confermano la ricchezza archeologica di Capannori. Una ricchezza da valorizzare ulteriormente quale volano per lo sviluppo turistico del territorio. Per questo a dicembre nel centro di Capannori apriremo un museo archeologico ed etno antropologico che sarà anche la sede del Gac e della sezione capannorese dell’Istituto storico lucchese – Auser».
«Ringrazio il comune di Capannori per il grande impegno profuso per l’archeologia – ha detto Giulio Ciampoltrini -, un impegno portato avanti con continuità e serietà, e anche per avere speso molto bene e gestito con oculatezza le risorse messe a disposizione».
L’esposizione permetterà di valorizzare al massimo i reperti archeologici finora ritrovati insieme ad altri tipi di materiali e documenti e svolgerà un’importante funzione didattica per le scuole capannoresi e non solo. «Intendo sottolineare la valenza didattica che il sito di via Martiri Lunatesi assumerà sempre più – ha detto l’assessore alla cultura, Leana Quilici – per la sua progressiva musealizzazione che sarà concepita con letture “facilitate” e quindi più facilmente comprensibili per i bambini e i ragazzi». Non meno rilevanti sono le nuove informazioni riguardanti l’attività di tipo metallurgico: l’eccezionale conservazione di strutture e basi di lavoro permetteranno di entrare nel dettaglio del ciclo di lavoro, articolato nella tempera nel raffreddamento e nella battitura del metallo, di un fabbro vissuto nella media età imperiale. Nel completare lo scavo all’interno dell’edificio vissuto nel II-III secolo d.C. viene quindi confermata l’interpretazione, già proposta sulla scorta dei risultati delle passate campagne di scavo, come taverna disposta lungo un itinerario sia fluviale che stradale, distrutta da un devastante incendio poco dopo il 250 d.C. forse in occasione di incursioni da parte di bande armate appartenenti a tribù barbariche (Alamanni) che nel 258 d.C. misero a ferro e fuoco gran parte dell’Italia centro settentrionale.
Da rilevare che l’area produttiva è stata solo parzialmente scavata, estendendosi ben oltre i limiti dei saggi aperti quest’anno. Dalle ricerche future gli archeologi si aspettano ulteriori elementi per comporre un quadro estremamente articolato e completare le indagini dell’area produttiva. L’intervento, effettuato durante il periodo estivo, è stato condotto da restauratori professionisti, che hanno lavorato in stretta collaborazione con gli archeologi. Inoltre, grazie ad una collaborazione avviata col Dipartimento di Scienze della Terra dell’università di Pisa, è stata effettuata una campagna di prospezioni geofisiche del sottosuolo nelle adiacenze del sito, i cui risultati hanno dato indicazioni sulle potenzialità archeologiche dell’area, in forza delle quali potranno essere programmate nuove indagini.

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