Sarà necessario un accordo politico su vasta scala per eleggere il nuovo presidente della conferenza dei sindaci dell’Asl 2. Le leggi regionali 44 e 45 varate alla fine di luglio hanno infatti modificato meccanismo e quote nell’ambito dell’organismo. Per essere eletti presidente non basta più avere la maggioranza delle quote; è anche necessario che il candidato sia votato dalla maggioranza dei comuni, che sono 27 dopo l’accorpamento fra Fabbriche di Vallico e Vergemoli. Non solo, delle quote di partecipazione nella conferenza stessa, i comuni hanno il 66%, mentre il 34% – e questa è davvero una novità importante – va all’Asl. Appare ovvio che l’azienda, rappresentata dal direttore generale, non partecipi al voto per l’elezione dei presidenti delle articolazioni zonali e della conferenza aziendale, ma di certo peserà di più nell’ambito delle scelte di politica sanitaria. Ma c’è di più. Tra le pieghe dei vari articoli delle due leggi, si capisce che la conferenza stessa ha tre mesi di tempo per attuare una convenzione in base alla quale potrà gestire direttamente i finanziamenti della Regione, che altrimenti finirebbero nel monte dei fondi Asl. Calate nella realtà lucchese, dove ancora non si è sciolto il nodo delle presidenze, queste novità assumono ulteriore significato e peso. Se è vero, in base alle nuove norme, che sono i sindaci dei comuni più popolosi (quindi Lucca per la Piana e Barga per la Valle del Serchio) ad assumere la reggenza pro-tempore delle articolazioni zonali, è altrettanto vero che si tratta di incarichi provvisori e che senza una presidenza reale l’organismo rischia di avere un peso relativo, soprattutto in ambito di area vasta. Dove saranno prese le decisioni più importanti per quanto riguarda la sanità a livello comprensoriale. Oltre a questo aspetto, non certo da poco, c’è tutta la partita dell’assistenza territoriale, su cui la stessa Asl – per bocca del direttore generale Joseph Polimeni – punta molto al punto da aver scelto un direttore sanitario che ha competenze specifiche al riguardo. I 223.662 residenti nei comuni di pertinenza dell’Asl 2 (il dato è ricavato dai dati Istat relativi al 2011) hanno quindi bisogno di scelte chiare e concrete, che assicurino servizi e prestazioni, ma il mancato accordo nel Pd sta facendo slittare la risoluzione del problema politico, quindi le presidenze delle articolazioni zonali e di quella aziendale della conferenza dei sindaci. «E’ urgente arrivare ad un accordo politico che sblocchi l’impasse in cui si trova la conferenza dei sindaci dell’Asl 2». Lo dice Giorgio Del Ghingaro, ultimo presidente dell’organismo, già al vertice di Federsanità toscana e nazionale, profondo conoscitore della politica sanitaria. «Sono tre i motivi per cui è necessario fare presto – spiega Del Ghingaro – . Anzitutto bisogna permettere alla conferenza stessa di avere il peso dovuto all’interno degli indirizzi dell’Asl. Deve poter fare da guida politica delle scelte legate all’assistenza. Poi è necessario riordinare gli organi e gli strumenti rispetto alla mutata condizione normativa. Infine va sottolineato che l’inattività può far perdere risorse e questo sarebbe inammissibile, visto l’enorme lavoro che c’è da fare sul territorio». Le preoccupazioni di Del Ghingaro, legate anche ai riflessi che questa situazione genera sui servizi per i cittadini, sono molteplici. «Siamo di fronte – aggiunge l’ex presidente della conferenza dei sindaci – a cambiamenti di proporzioni notevoli sulla sanità territoriale che devono essere guidati dalla politica. Inoltre le conferenze dei sindaci hanno un ruolo in area vasta, ruolo che – senza presidente – noi non siamo pronti a ricoprire, con il rischio di non essere coinvolte nelle macro-scelte comprensoriali». Al di là di questa considerazione, ci sono i tanti temi locali che secondo Del Ghingaro la conferenza dovrà affrontare: «C’è da dare indicazioni chiare sul posizionamento degli ospedali, definire che ruolo possiamo giocare in area vasta, quali attività possono essere sviluppate per fare da poli di attrazione. Poi c’è la riscrittura urgentissima della sanità e delle strutture territoriali, una questione particolarmente importante per Lucca dopo l’apertura del nuovo ospedale. E infine è opportuno valorizzare al massimo quello che è il vero patrimonio dell’azienda Asl, ovvero il personale».

Fabrizio Tonelli

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