Adesso la palla passa alla Provincia. Il sindaco Del Ghingaro mette alle strette il presidente Baccelli e gli assessori Cavallaro e Rovai. Ribadisce che il sito migliore è quello in località “Alla Lista-Poderacci” e boccia la proposta alternativa dell’area ex “A. Forte”, che è stata presentata dall’assemblea degli autoconvocati.
Il motivo? Troppi ostacoli insormontabili. «Il 13 luglio scorso ho inviato una lettera al presidente della Provincia, Baccelli, per sollecitare un parere sull’idoneità o meno del sito alla Lista-Poderacci individuato dalla giunta nel dicembre 2009. Ad oggi nessuna risposta». Il primo cittadino punta il dito sull’inerzia di Palazzo Ducale che gioca un ruolo fondamentale. Perché l’approvazione della Provincia è vincolante per costruire l’opera e partecipare al bando di Ato Costa (scade il 30 novembre) per ottenere dai 3 ai 5 milioni di finanziamenti regionali.
Ma il tempo stringe e all’orizzonte si profila un confronto (scontro?) tra Comune e Provincia sull’ubicazione del compostaggio.
«Il costo dell’impianto è circa 10-12 milioni e almeno metà della spesa potrebbe essere coperta dalla Regione. Ma il via libera della Provincia è tassativo. Perché continua a tergiversare e prendere tempo?».
Ad un anno di distanza il nodo sul compostaggio è ancora da sciogliere. Adesso nel giro di un mese dovranno prendere una decisione la commissione comunale, la Provincia e infine il consiglio comunale. Con il rischio non solo di perdere i soldi, ma addirittura che l’impianto si faccia da un’altra parte.
I vincoli. Del Ghingaro resta fermo sulla propria posizione. «Il sito con i migliori requisiti è ai Poderacci. Ci abbiamo lavorato due anni tra studi e approfondimenti tecnicii. La proposta dell’ex Forte, pur lodevole, è impraticabile. Ci sono molti punti critici, a partire dal vincolo archeologico che da 15 anni è intoccabile. Il parere dello scorso 12 ottobre della Soprintendenza, del dottor Ciampoltrini, in risposta a una mia richiesta, parla chiaro: il vincolo non si può rimuovere nemmeno di un centimetro. Nel suo complesso il capannone esistente non è sufficiente come volumetria e superficia coperta per ospitare un impianto da 50mila tonnellate. È necessario ampliare l’area verso sud andando ad intaccare l’area protetta dal vincolo ministeriale. Ma così facendo il Comune andrebbe incontro ad una maxi causa per risarcimento danni». Come quella promossa Fisialitalia Impianti nel 1996 poiché aveva ottenuto l’appalto per costruire un inceneritore a Casa del Lupo. L’anno dopo il ministero però ha posto un vincolo archeologico. Un contenzioso infinito.
«Capannori ha vinto al Tar ed è ricorso in opposizione al consiglio di Stato – precisa Del Ghingaro -, la Provincia non si è mossa. Inoltre – continua il sindaco contestando la relazione degli autoconvocati – l’area è vincolata anche dal punto di vista idrogeologico, con fattore di rischio molto elevato. Senza contare che per espropriare l’area ex Forte, per legge, bisogna dimostrare che l’impianto non si può delocalizzare altrove, quando secondo noi si può fare ai Poderacci. E l’area industriale ex Forte è stata valutata 2 milioni. Il beneficio economico sarebbe ridotto».