Dopo l’elezione del Presidente della Repubblica, si sprecano, come è consueto, i commenti politici, molti riguardano il passato di Mattarella, molti mettono l’accento sul presente e sul ruolo di Matteo Renzi.

Io vorrei invece soffermarmi sulla parabola umana di colui che è diventato Presidente della Repubblica.

Una storia che inizia tragicamente, con la morte del fratello, ucciso dalla Mafia: Sergio era lì, insieme alla famiglia. Vedere un fratello ucciso ha aperto una ferita mai rimarginata. E al tempo stesso ha tirato fuori, in quell’uomo dall’aspetto mite, una forza e una determinazione che lo hanno portato a ricoprire incarichi prestigiosi sino ad arrivare ai vertici dello Stato Italiano.

Poi, a distanza di anni, la morte della moglie e la sua vita, ancora più riservata, in una foresteria umile e modesta. Poche ore fa l’attesa dell’esito, insieme alla famiglia, in un clima di trepidante ma composta attesa. E quel viaggio con una Panda grigia…

I suoi primi atti: l’omaggio alle Fosse Ardeatine, la telefonata a Ciampi e la visita a Napolitano, due Presidenti di alto spessore morale e politico.

Così quell’uomo schivo e di poche parole ha pronunciato, standosene in silenzio, parole pesanti come macigni.

Buon lavoro Presidente!

 

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