Penso che a Silvano sarebbe piaciuto un ultimo saluto ufficiale ed istituzionale, per questo ho accettato di farlo.
Lui credeva molto nelle istituzioni e le rispettava, come si rispetta qualcosa in cui si crede e per cui si combatte. E lui aveva creduto e combattuto per i valori della democrazia, mettendosi in gioco e spendendosi in prima persona, anche in tempi nei quali non era facile rendere manifeste le proprie appartenenze politiche. Lui quel coraggio lo aveva avuto anche nella vita sociale, coraggio e quel carattere a volte brusco e spigoloso, che riusciva sempre ad ammorbidire con la semplicità e la disponibilità.
Silvano era un uomo della terra, di quella terra che stiamo piano piano dimenticando, quella che va curata, amata, rispettata. So per certo che molti di voi lo ricorderanno indaffarato verso le sue mete fisse di qualche anno fa: i peschi,  come diceva lui “ vado ne peschi”, o gli ulivi. Per questo è bello poterlo definire un prodotto della nostra terra, perché la rappresentava, prima da coltivatore, poi da guardiano attento e rispettoso.
Ma per Silvano esisteva un’altra meta, quella principale, quella alla quale ha legato larga parte della sua vita: il Frantoio.
Forse non era solo una meta, il Frantoio infatti nell’immaginario collettivo era Silvano. E’ stato un punto di riferimento per molti, quando è partita la cooperativa nel vecchio edificio  e soprattutto quando è nata la nuova struttura. Quella che tanti hanno definito la sua creatura.
Una cooperativa grande, partecipata, attivissima e sana. Più di mille soci e lui regolarmente a fare il presidente, in un incessante lavoro di rapporti interpersonali, alla sua maniera semplice e diretta che a volte spiazzava l’interlocutore e che possiamo dire derivasse dal modo tutto compitese di rapportarsi con la le altre realtà sociali  e territoriali. Silvano era brusco e a volte duro, ma era concentrato solo ed esclusivamente sull’interesse del Frantoio, il resto veniva immancabilmente sempre dopo.
Ricorderete come me alcuni suoi discorsi memorabili tenuti in occasione del bilancio annuale della cooperativa. Questi scritti avevano un percorso che merita ricordare: lui scriveva le bozze, poi le passava al maestro Di Vecchio per le correzioni e per renderle di forma più fluida, infine le leggeva in maniera compita e appassionata in assemblea, strappando immancabili applausi di consenso.
Ho definito memorabili quei discorsi perché rappresentano il testamento spirituale più bello che potesse lasciarci: parlava del valore dell’agricoltura in tempi di alta tecnologia, difendeva coloro che si dedicano alla cura della terra, stimolava i giovani ad occuparsene ed a ricercarvi una fonte di reddito, dava speranza, guardava senza timore al futuro e soprattutto rendeva semplice e forse inconsapevole, la trasmissione di valori fondamentali come la solidarietà, la cooperazione, la sana ambizione, il rispetto per il lavoro e per chi lavora.
Dall’impegno costante per il Frantoio di quegli anni ad oggi è passato un po’ di tempo, un’ultima parte della sua vita che è stata contraddistinta da una persistente smemoratezza, che lo astraeva a tratti dal mondo e rafforzava ancora di più, drammatizzandola, l’umanità e la dolcezza della persona, con i suoi difetti e i suoi pregi, resi più evidenti da una malattia con la quale ha convissuto incredulo e certamente non arrendevole, com’era nel suo stile. Un periodo nel quale Silvano era riconoscibile solo a volte e per brevi periodi, ma nel quale non è mai venuto meno ai suoi principi, il primo quello che lo legava al suo paese, l’altro quello che lo voleva uomo che apparteneva alla comunità.
Ecco è proprio questo il concetto fondamentale. Tutti noi apparteniamo ad una comunità, tutti noi ci riconosciamo in valori comuni, ma ci sono persone speciali che quella comunità la fanno, la costruiscono. Quelle persone non pensano solo al loro bene, ma al bene di tutti, nei vari settori di attività ai quali dedicano il loro tempo e la loro vita. Magari svolgono il loro lavoro in un paese, non hanno grande visibilità, ma mettono mattoni, uno sopra l’altro, dedicandosi anima e corpo ad un progetto che è non solo di uno, ma di tanti, di tutti. Queste persone non verranno dimenticate perché hanno lasciato qualcosa magari di piccolo, ma altamente significativo nel territorio dove sono vissuti.
Ecco, Silvano era una di queste persone, un contadino e un frantoiano, che ha costruito un pezzetto della nostra comunità e per questo sarà ricordato.

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