In Italia lavora meno di una donna su due, mentre in Norvegia l’occupazione femminile sfiora l’80%. Numeri che dicono tutto sulla partecipazione delle donne italiane al mondo del lavoro e che inchiodano il nostro Paese in coda alla classifica dei principali Paesi Ocse, superato in negativo solo dalla Turchia (24,2%). E non molto meglio vanno le cose per i giovani, con una disoccupazione superiore al 25%.
A guardare le ultime statistiche, relative al 2009, dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico emerge ancora una volta un Paese dove, nonostante gli innegabili passi avanti fatti in dieci anni, le donne che lavorano rimangono una minoranza, pari al 46,4%. Oltre tutto, ma a causa della crisi questo vale un po’ per tutti, il tasso di occupazione è sceso rispetto al 2008, quando era pari al 47,2% a dimostrazione che a pagare la contrazione del lavoro sono per prime le donne.
La situazione è sensibilmente migliorata rispetto a dieci anni fa, quando la percentuale delle lavoratrici era del 38,3%, tuttavia siamo lontani non solo dalla forse irraggiungibile vetta della classifica (74,4% della Norvegia), ma anche dalla media Ocse (56,5%).
Il podio continua a essere occupato dai Paesi scandinavi, dove almeno sette donne su dieci sono occupate: dietro alla regina Norvegia si piazzano infatti la Danimarca con il 73,1% e la Svezia con il 70,2%.
Tra i grandi Paesi si collocano sopra la media Ocse gli Stati Uniti (63,4%, in discesa dal 65,5% del 2008 ma anche dal 67,6% del 1999), il Regno Unito (65,6%), la Germania (65,2%), la Francia (59,8%), il Portogallo (61,6%).

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