Da ieri sera in Italia i figli naturali come quelli adottati hanno gli stessi diritti dei figli legittimi, ovvero nati all’interno del matrimonio. Il sì definitivo al riconoscimento dei figli naturali è stato sancito dalla Camera con 366 voti a favore, 31 i contrari, 58 gli astenuti. Sul testo alcuni gruppi avevano lasciato libertà di coscienza. Passato senza modifiche, dopo i cambiamenti apportati dal Senato, il provvedimento approvato diventa quindi legge. Il testo è passato malgrado la contrarietà dell’Udc condivisa anche da diversi deputati del Pdl, sulla norma che estende la possibilità del riconoscimento anche ai figli nati da un incesto, di cui i centristi avevano chiesto, senza risultato, lo stralcio. «Si sdogana l’incesto», ha sostenuto Paola Binetti. Ma alla fine è prevalsa la tesi opposta, difesa dalla relatrice Alessandra Mussolini: «Come si può impedire ad una madre stuprata di riconoscere il proprio figlio?». Ecco i punti salienti della legge. La parentela «è il vincolo tra le persone che discendono da uno stesso stipite, sia nel caso in cui la filiazione sia all’interno del matrimonio, sia nel caso in cui è avvenuta al di fuori di esso, sia nel caso in cui il figlio è adottivo». La legge riconosce poi ai figli naturali un vincolo di parentela con tutti i parenti e non solo con i genitori. Il che significa che in caso di morte dei genitori può essere affidato ai nonni e non dato in adozione come accade oggi. E questa parificazione ha conseguenze anche ai fini ereditari. Viene poi ampliata la possibilità di riconoscimento dei figli nati da relazioni incestuose. Il testo piace agli ex ministri per le Pari opportunità dei governi Berlusconi e Prodi. Di «grande prova di civiltà» parla Mara Carfagna, mentre per Livia Turco «il Parlamento ha votato una legge di umanità e civiltà»; «l’unico atto per il quale sarà ricordata questa legislatura», dice poi la radicale Donatella Poretti. «Ora tutti i bambini saranno uguali», sottolinea Benedetto Della Vedova di Fli, mentre Anita Di Giuseppe dell’Idv definisce il testo «Un passo fondamentale per l’Italia». Ora tocca al governo: entro 12 mesi dovrà adottare «uno o più decreti legislativi di modifica delle disposizioni vigenti per eliminare ogni discriminazione tra i figli».

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