Il Tirreno
Un aiuto economico per le famiglie in difficoltà. Ma soprattutto un’assistenza per ottimizzre l’uso del budget disponibile. Questo l’obiettivo del progetto “Cammini di giustizia” promosso dalla Caritas diocesana di Lucca con il sostegno finanziario della Provincia e della Fondazione Cassa di Risparmio, che si propone di soccorrere quei nuclei familiari economicamente vulnerabili che le recenti statistiche definiscono “poveri da consumo”.
Il progetto intende affiancare loro un tutor volontario che li accompagni lungo un percorso verso la consapevolezza di una gestione oculata degli introiti familiari, rivedendo il tenore di vita al quale erano abituati.
Una migliore attenzione alla spesa quotidiana e al risparmio energetico all’interno delle abitazioni. Ma anche il contenimento degli acquisti superflui, pilotati da un ammiccante e pericoloso tam tam pubblicitario che spesso porta a fare il passo più lungo della gamba e scivolare nel vicolo cieco degli acquisti rateizzati. Dal quale diventa impossibile uscire se le entrate sono inferiori alle uscite.
L’idea nasce dalla constatazione di un preoccupante aumento degli accessi (oltre 300 in più nel 2009 rispetto al 2010) ai centri di ascolto Caritas, da parte di famiglie con problemi economici, spesso correlati agli stili di consumo. Una tendenza denunciata anche nel Dossier sulle povertà della Toscana 2010, curato dalla Delegazione Caritas Toscana.
Il progetto lucchese, redatto da Donatella Turri e Valentina Panattoni della Caritas, del costo di 50mila euro, è indirizzato a 35 famiglie italiane e straniere (15 nella Piana di Lucca, 10 nella Valle del Serchio e 10 in Versilia) selezionate dai servizi sociali e i centri di ascolto parrocchiali.
Ognuna beneficerà di un contributo di 1000 euro una tantum e sarà seguita per un anno da un volontario che le aiuterà a modificare le loro abitudini. I volontari – almeno 5 – saranno scelti tra persone con una particolare predisposizione alla relazione e al dialogo, e con una spiccata attenzione nei confronti degli stili di vita e della sostenibilità ambientale. Visiteranno le famiglie 2 volte al mese, nei primi sei mesi. In seguito, ci sarà un monitoraggio, con due visite previste nei successivi sei mesi, per verificare l’andamento della situazione familiare.
Il progetto sperimentale, di contrasto alle nuove povertà, non è necessariamente rivolto ai non abbienti, ma anche a coloro che, pur possedendo una casa e un lavoro, non sono in grado di gestire i propri introiti a causa di una cattiva amministrazione del denaro e si vedono costretti a chiedere aiuto ai servizi sociali.
Alla base c’è comunque un impoverimento progressivo dovuto anche alla mancanza di lavoro, osserva il presidente della Provincia Stefano Baccelli, definendo il progetto una sorta di monitoraggio che consenta alle famiglie di uscire da un pericoloso isolamento e uno strumento concreto per spendere meglio le proprie disponibilità finanziarie. In sostanza un nuovo welfare.
L’iniziativa, che si aggiunge a quella dei buoni scolastici e alle vacanze dei ragazzi, vuole essere un’àncora di salvataggio per intercettare i bisogni ed evitare di sprofondare nel baratro dell’indigenza. Non un sistema di assistenzialismo, bensì un modo nuovo per intendere le fragilità economiche e misurarsi con le proprie possibilità.
Grazie a un gioco di squadra che, aggiunge il vescovo Italo Castellani, consentirà di costruire una rete di relazioni intorno alle famiglie, evitando l’esclusione sociale.
Mentre puntualizza il duplice valore dell’iniziativa per le famiglie, che potranno avere una migliore visione della vita e per i volontari, che educano se stessi alla gratuità, monsignor Castellani presenta un singolare kit destinato ai futuri sposi. Un vademecum da tenere in casa con consigli e suggerimenti per la vita di ogni giorno, utili per i giovani che si incamminano lungo una strada che la modernità rende sempre più difficile.