Di Matteo Garzella, consigliere comunale Pd

Non è più rinviabile la decisione sull’istituzione della Società della Salute della Piana. Il sindaco e la nuova maggioranza dicano che intenzioni hanno in merito e si spiccino a portare in consiglio comunale l’approvazione dello Statuto e della Convenzione, gli atti costitutivi del consorzio pronti da mesi ma dimenticati in qualche cassetto del Comune.
Allo stato attuale è proprio l’inerzia del Comune capoluogo ad affossare la nascita della Società della Salute, bloccando un percorso di progettazione iniziato circa tre anni fa.
La Società della Salute infatti, attraverso l’integrazione tra il sistema sanitario – prerogativa dell’azienda Usl – e il sistema socio-assistenziale – demandato ai Comuni – porterebbe un miglioramento qualitativo dei servizi e una maggiore efficienza organizzativa in un ambito di bisogno centrale nella vita dei cittadini. Se non si agisce in fretta si rischia di buttare al vento questo percorso di integrazione che, in mancanza della Società della Salute, vedrebbe i Comuni perdere il proprio ruolo di protagonisti nella definizione delle politiche socio-sanitarie. I tagli della manovra d’estate e dell’ultima finanziaria impongono un diverso modo di intendere la politica e di gestire risorse economiche sempre più scarse: l’integrazione è anche un mezzo per evitare la duplicazione di servizi e migliorare l’intervento sul territorio e far fronte ai tagli del fondo sociale e all’azzeramento del fondo della non autosufficienza per il 2011.
Non siamo quindi di fronte all’ennesimo carrozzone pubblico (i politici che siedono negli organismi di rappresentanza non hanno né indennità né gettoni di presenza essendo gli stessi sindaci del Comuni membri del consorzio), ma una concreta e innovativa risposta alla richiesta di una sanità pubblica sempre migliore.
La Società della Salute mira anche all’integrazione comunitaria attraverso la presenza di modalità di partecipazione e di specifici organismi interni che garantiscano il ruolo attivo dei cittadini e delle associazioni sulle politiche assistenziali territoriali e sulle attività di programmazione. Non costituirla vorrebbe dire relegare nuovamente a ruoli marginali le associazioni di volontariato che hanno partecipato attivamente al percorso di ideazione del consorzio.

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