La notizia piomba sul sindaco a metà pomeriggio. Mauro Favilla è sulle Mura, insieme all’assessore al turismo Moreno Bruni e all’ex assessore Luca Leone. Sta inaugurando un piccolo parco giochi che i Lions donano alla città. «Giuliano Giuliani si ritira». Non ci sono soldi. La Lucchese è arrivata al capolinea. Per la seconda volta in tre anni. È sorpreso Favilla. Ma meno di quello che la gente possa pensare.
Già domenica pomeriggio, infatti, proprio al Tirreno aveva detto che, con altri enti e fondazioni bancarie, stava cercando di offrire le garanzie per una fidejussione abbastanza robusta da reggere il peso dell’iscrizione al campionato di Prima divisione. Ma non se l’era sentita di garantire il successo dell’operazione. Anche perché non era riuscito a coinvolgere neppure un’impresa nel salvataggio della Lucchese. Colpa della crisi, ripete da tempo. Ma anche dell’inchiesta sui presunti legami fra tangenti e operazioni immobiliari che, nell’ultimo mese, ha travolto pure il progetto di “riqualificazione dello stadio”.
Del resto, da mesi – anche da prima delle conferme date dalle intercettazioni – si dice che un colosso immobiliare come Valore spa di Giovanni Valentini si era impegnato a tirare fuori la Lucchese dai guai solo perché aveva visto nella trasformazione del Porta Elisa un affare in termini di appartamenti, negozi, albergo e così via. Diventato in salita il cammino dell’operazione immobiliare, Valentini, poi, aveva cercato di defilarsi, almeno ufficialmente. Fino ai tentativi – immediatamente precedenti agli arresti domiciliari per concorso in corruzione – di vendere le proprie quote a tutti i costi. Anche a soggetti con procedimenti penali in corso.
Tutte queste storie, però, non sembrano spaventare un imprenditore romano che, tramite l’ex calciatore rossonero Bruno Russo, si sarebbe fatto avanti ieri in serata per tentare un salvataggio in extremis della squadra.
Le speranze di iscriversi al campionato di Prima Divisione, conquistato nel 2010, sembrano infrante definitivamente sullo scoglio della fidejussione.
La banca infatti ha chiesto una copertura integrale delle 600mila euro necessarie, ritenendo insufficienti le garanzie per circa 200mila euro presentate dall’ex patron rossonero. Ci sarebbero voluti altri 400 mila euro per una miracolosa salvezza.
L’esito negativo è un fulmine a cielo sereno per i tifosi e la città, dopo un pomeriggio frenetico, convulso, drammatico. Gli sportivi si sono sentiti illusi anche se a Giuliani va riconosciuto il merito di averci provato.
Il piano di salvataggio del diesse Paolo Giovannini aveva portato a mettere insieme i 460 mila euro per pagare stipendi e contributi ai tesserati, dopo le 32 mila euro di tassa d’iscrizione versati da Gabriele Giuliani e da altri sportivi.
Ora Giuliani molla tutto, pur sapendo di rimetterci tanti soldi (si parla di 800 mila euro). La Lucchese è fuori, malgrado 500mila euro di crediti certificati in Lega. A questo punto la società non presenterà neppure il ricorso curato dall’avvocato Menechini (studio Grassani). Un colpo tremendo per i tifosi. Un’altra calda estate, un altro fallimento. Eppure nelle ultime ore i segnali erano diversi. Anche la mediazione del Comune, della Provincia e delle Fondazioni bancarie aveva lasciato ben sperare. Ma la mattinata era trascorsa senza novità fino alle prime voci su difficoltà legate alla concessione della fidejussione bancaria da allegare al ricorso.
Intorno alle 15 allo studio Grassani sono inviate le cifre dei bonifici: 231,500 mila euro di stipendi, 226 mila di oneri previdenziali. Si continua a sperare, ma i margini sono sempre più risicati. Ma il problema della copertura della fideiussione necessaria per ottenere il via libera dalla Covisoc è irrisolto. Poco più tardi il colpo di grazia. «E’ finita». Ora il futuro rossonero è un gigantesco rebus.

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