Il Tirreno

Un tripudio di fischietti intonati a tempo. Uno sventolio continuo di bandiere, portate in alto da una folla convinta di lavoratori, pensionati, giovani, famiglie intere.
Donne e uomini scesi in piazza per manifestare tutto il proprio dissenso alla manovra finanziaria firmata dal governo, aderendo così allo sciopero generale promosso dalla Cgil.
In migliaia in piazza e forse anche qualcosa di più: ieri mattina il corteo che ha dato il via alla manifestazione della Cgil nella giornata dello sciopero generale è partito da piazza santa Maria, proseguendo poi per via Fillungo, piazza Grande e per finire in piazza San Francesco, dove si è tenuto il comizio finale del segretario provinciale della Cgil, Giampaolo Mati.
Le parole d’ordine sono chiare: «I nostri diritti non si toccano», gridano dalla piazza. E gridano anche altre frasi: «Riprendiamoci il futuro», «Noi la crisi non la paghiamo» e «Ora basta».
Basta ad una politica fatta di privilegi e di tagli iniqui: «A pagare sono da anni – spiega Mati – sempre gli stessi. Lavoratori dipendenti, precari, pensionati, giovani. Non c’è futuro, non si investe nelle giovani generazioni. Anzi si chiude loro qualsiasi prospettiva di futuro in Italia. Questa manovra – continua – poteva essere fatta in modo diverso, chiedendo a tutti, e non solo a una parte della popolazione, quella più debole e già economicamente provata, di fare dei sacrifici».
C’erano i lavoratori della Fiom e quelli del teatro del Giglio; presenti le lavoratrici di Conad- Leclerc e quelle della scuola. Dalle insegnanti ai collaboratori scolastici (bidelli, segretari, tecnici). C’erano i lavoratori della Piana, della Mediavalle e della Versilia, arrivati in città con pulman organizzati dal sindacato su tutto il territorio provinciale. Il tema del futuro è centrale in tutti i discorsi: dei sindacalisti come dei manifestanti. E si preannuncia una guerra aperta, senza se e senza ma, contro le deroghe all’articolo 18. Tante storie, tante facce della crisi, tanti “indignati” di questa parte di Italia che promettono «un autunno caldo e molto lungo».

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