Niente più uffici di rappresentanza della Regione Toscana a New York, Shanghai, Mosca, Francoforte, San Paolo, Buenos Aires e Abu Dhabi. La chiusura delle sette ambasciate della Toscana nel mondo è stata annunciata ieri mattina dal presidente della Regione Enrico Rossi: «In futuro – ha spiegato il governatore – per presidiare all’estero le aree di interesse economico e culturale di aziende e società toscane, faremo direttamente riferimento all’Istituto per il Commercio estero e alle sedi di rappresentanza della Farnesina».
Dunque, dopo aver tolto le auto blu ai funzionari delle aziende sanitarie e delle agenzie regionali (una ventina di vetture in tutto), Enrico Rossi non ha concluso l’operazione-risparmio.
Il provvedimento, già approvato dalla giunta regionale, sarà in grado di generare un risparmio annuo pari a 404mila euro: «Eccezion fatta per l’ufficio di Shanghai – ha ricordato Rossi – si trattava in tutti i casi di sedi gestite in partenariato con Monte dei Paschi di Siena o Promofirenze; l’unica rappresentanza all’estero – ha continuato – che abbiamo deciso di mantenere, vista l’importanza che le politiche comunitarie rivestono nell’ambito amministrativo di una regione, è quella di Bruxelles».
L’occasione dell’incontro con la stampa è servita poi per ritornare sul tema della manovra finanziaria: «La decisione di riconsegnare al governo tutte le deleghe attribuiteci dalla legge Bassanini, in tema di salute, trasporti, agricoltura, mercato del lavoro e ambiente, vuole servire a denunciare l’insostenibilità dei tagli previsti agli enti locali; al netto anche di tutte le razionalizzazioni che continueremo a portare avanti, certi servizi, primo fra tutti il trasporto pubblico locale, non potranno più essere garantiti nelle forme e nelle misure cui eravamo abituati sinora».
Quanto alla vertenza in corso circa il futuro delle acciaierie di Piombino, si fa forte, nelle parole di Rossi, la critica nei confronti dell’esecutivo: «L’assenza di un titolare vero e proprio al dicastero dello Sviluppo Economico si sta facendo sensibilmente sentire; presentarsi alle trattative con un ministro anziché con un normale sottosegreterio assume tutto un altro peso e significato».
Ad ogni modo, sulle prospettive che saranno riservate alla ex-Lucchini, Rossi tende a rassicurare gli animi: «Ci attiveremo perché l’intera vicenda abbia un esito positivo; il mantenimento del secondo polo siderurgico italiano, un pezzo delle storia industriale della Toscana che da lavoro a duemila dipendenti diretti e ad altrettanti nel suo indotto, è per noi irrinunciabile».

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