Il Tirreno

Chiesa colma di amici per ifunerali dell’ex assessore Baroni

MARLIA. Una chiesa colma di gente e di amore per salutare Luciana Baroni, assessore comunale alla cultura, alle pari opportunità e all’edilizia scolastica dal 2004 al 2009, morta mercoledì dopo essere stata in coma per circa due mesi.
 Tantissime le persone che hanno partecipato al funerale per dire arrivederci a una donna che con la sua passione, la sua intelligenza e la sua umanità ha segnato la politica di Capannori.
 A celebrare la messa don Fulvio Calloni, don Giuseppe Giordano e don Ilario. Lacrime di commozione sono scese agli amici e ai parenti durante l’omelia di don Giuseppe, che ha scelto di parlare della ricerca della verità come di un percorso che, seppur scomodo, è meritevole e necessario.
 Dopo le parole di profondo affetto e di poetica bellezza lette da Laura, una cara amica di Baroni, ha concluso la messa il pensiero di don Fulvio. Che ha paragonato la fine della vita terrena dell’ex assessore comunale a un bellissimo tramonto.
 Commosso il ricordo del sindaco Giorgio Del Ghingaro: «Luciana ci lascia i suoi biglietti, scritti per tante ricorrenze, ritagli di carta fitti di parole che accompagnavano, di volta in volta, la gioia, la soddisfazione, la festa, il dolore. Sono certo che oggi me ne avrebbe dato uno, chiuso in una busta, dicendo «Guarda se ti piace…» e come al solito l’avrei presa in giro e lei m’avrebbe mandato ridendo a quel paese. Frasi piene e belle scriveva Luciana, a volte prese “virgolettate” da qualche testo, spesso invece frutto del suo anticonformismo e di quel gusto raffinato ed elegante che hanno le “signore” e lei appunto era una signora: nei modi, nel linguaggio, nel tratto della penna. Luciana ci lascia la sua grande intelligenza e il suo buon senso, che la facevano diventare naturalmente la persona alla quale rivolgersi per avere un consiglio, che peraltro concedeva regolarmente, col sorriso e con misura, mai banale, mai scontato. Straordinaria sensibilità che disarmava, che arrotondava gli angoli, che riusciva a far barcollare le certezze più ferme.
 «Luciana ci lascia gli esempi di come si rappresenta i cittadini e di come si lavora per loro, con competenza, disponibilità e modestia, senza sbavature. Come ci si dedica anima e corpo ad un progetto per la comunità, come si valorizzino le differenze e si includano le marginalità, nel rispetto massimo delle istituzioni, istituzioni che a lei debbono molto. Luciana ci lascia la passione e l’entusiasmo, quelli contagiosi e teneri, molto femminili e che alla fine non hanno genere perché sono veri e forti, anche dopo aver vissuto. Concetti che hanno posto solo nella categoria dei sentimenti e in quella li lasciamo, li lascio, perché vi hanno guadagnato il posto con l’esempio, quel modo di essere e di fare che invidi e che ammiri. Luciana ci lascia il bene che ci ha voluto senza vergognarsene, anche quando volercene era dura, quel bene che non siamo forse mai riusciti completamente a ricambiare».
 

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