Nasce a 20 anni dall’inizio del primo scavo archeologico e con un budget risicato (circa 20mila euro) il civico museo Luoghi e Genti dell’Auser. Il battesimo è stato rinvisto all’8 gennaio. Il museo sorge in due locali che il Comune ha preso in affitto nella centrale via Cardinale Pacini, spazi dove un tempo si trovava un supermercato. Secondo piani di non più tardi di cinque anni fa, doveva sorgere al Frizzone una struttura che doveva essere finanziata prevalentemente dal ministero per i Beni Culturali con i fondi Arcus ma il ministero ha dirottato i fondi in altre direzioni. L’elemento caratterizzante il museo (la sezione archeologica è denominata “Archeologia delle Terre dell’Auser”) è il fiume: l’allestimento ricostruisce, alla luce di venti anni di scavi e ricerche archeologiche nella Piana, la storia del territorio, segnata dal passaggio del fiume Auser, nome antico dell’attuale Serchio, che con le sue complesse ramificazioni ha condizionato l’insediamento umano. Il fium,e riprodotto in maniera schematica sul pavimento, sarà la guida simbolica del percorso di visita: lungo il suo corso si trovano gli espositori, a loro volta evocativi dei dossi perifluviali sui quali nacquero gli stanziamenti umani.
Reperti in mostra. Il museo ospita oltre 150 reperti, divisi in quindici vetrine, suddivise a seconda del periodo storico a cui risalgono: dalla preistoria all’età del bronzo (reperti della zona di Palazzaccio), all’età etrusca (i ritrovamenti di Chiarone, oltre ai reperti trovati al Frizzone, a Casa del Lupo, Gragnano, Tosso, via Martiri Lunatesi, dove sono stati ritrovati i reperti di erà romana, tra cui l’anfora tipo Spello, ricomposta e restaurata, la casseruola in ceramica africana da cucina parzialmente ricomposta). In particolare, cinque vetrine contengono i reperti trovati al Frizzone, oggetto di indagini estensive dal 2002 al 2008.
Progetto e allestimento. Il progetto scientifico del museo è firmato da Alessandro Giannoni, con la supervisione di Giulio Ciampoltrini della Soprintendenza per i Beni archeologici della Toscana e la collaborazione, per la parte preistorica, di Ilaria Rinaldi. I restauri sono di Bettina Lucherini. L’allestimento è della ditta Acme 04.
Costi. Per il museo sono stati spesi circa 20mila euro, cofinanziati da Comune, Fondazione Banca del Monte e Regione. L’affitto degli spazi (superficie totale circa 300 metri quadrati) in via Cardinale Pacini importa al Comune una spesa di 2.960 euro al mese.
La sezione Piaggia. Il museo contiene anche una seconda sezione: una mostra sull’esploratore Carlo Piaggia, vissuto tra il 1827 e il 1882, che visse in varie aree dell’Africa, osservando e studiando ambienti, popolazioni, costumi e culture. Soggiornò a lungo presso la tribù dei Niam Niam, considerati cannibali.