Qual è il colmo per il Pd di Viareggio? Farsi superare a destra dal sindaco per antonomasia in terra capannorotta, quel Giorgio Del Ghingaro preso a pesci in faccia in Lucchesia, ma capace di restare in sella sulla poltrona di primo cittadino del secondo comune agricolo più grande d’Italia a dispetto del partito, il Pd appunto, che lo aveva accolto e cresciuto nelle proprie file. La notizia filtrata nelle ultime ore e provocatoriamente ipotizzata e lanciata dalla ex consigliere comunale Rossella Martina – la quale, come molti, sta ancora aspettando e sperando che Viareggio torni ad essere bellissima (sic!) – ha riscosso subito interesse, soprattutto tra coloro che dei giochi di partito in seno agli ex comunisti, non ne possono più. Del Ghingaro, uno che ha sempre vissuto di propria luce avendo svolto senza mai interromperla la professione di dottore commercialista, ha fama di essere uno di poche seghe e che quando si dedica a qualcosa, non guarda in faccia a nessuno. A Capannori ha combinato qualcosa di buono, a parte la solita tiritera da premio Nobel dei rifiuti, tirando su strutture e iniziative che hanno riscosso approvazione e consensi. Certo, è uomo di potere e politico che sa gestirlo e contorniarsi di persone che la pensano, se non come lui, che, però, non gli rompono le scatole. Simpatico, tifoso della Lucchese – potranno sopportarlo i viareggini d’oltre Quiesa? – di sicuro è dotato di una personalità e di un carattere diversi e più forti rispetto a chi, sulla poltrona del municipio viareggino, lo ha preceduto, sia a sinistra sia a destra.

E’ un personaggio che ama fare, un iperattivo che ama le sfide soprattutto se, l’accettarle, significa rompere le uova nel paniere di chi già tutto aveva previsto spartizioni comprese. Politico sì, ma sufficientemente autonomo e dotato di un proprio pensiero, è stato assalito e bersagliato, nei suoi anni di mandato a Capannori, dalle gerarchie del partito democratico che hanno fatto di tutto e di più per rendergli la partita durissima a cominciare dal rifiutargli la tessera costringendolo a un peregrinare assurdo da una sezione all’altra per potersi iscrivere. L’ultima puttanata gliel’hanno fatta poco tempo fa, quando avrebbe voluto candidarsi alle regionali, ma è stato messo da parte visto che i renziani doc a cominciare da Marcucci, gli hanno preferito il prode Baccelli che, in Provincia, non saprebbe più cosa fare e che, come sindaco di Lucca, pare abbia cessato di soffiare sul fuoco e sul… didietro dell’attuale primo cittadino Alessandro Tambellini.

Alcuni giorni fa, incontrandolo in centro a Lucca, aveva confermato i giochi di potere del suo partito annusando, tuttavia, come un cane da tartufo, l’ipotesi di scendere, comunque, in campo per la Regione e rovinare i piani di chi aveva scelto senza di lui. Evidentemente così non è stato e, magari, anche per toglierselo di torno, a qualcuno potrebbe essere venuta l’idea di spedirlo al di qua del molo e in riva al mare così da accontentarlo e, allo stesso tempo, presentare una candidatura meno ‘compromessa’ con il generale senso di fallimento che ha accompagnato la politica del Pd a Viareggio.

Inoltre e particolare non trascurabile, Del Ghingaro potrebbe portarsi dietro anche tutti coloro che, ad un politicante di professione, preferiscono un professionista dedito alla politica, ma con chiara in testa la linea di demarcazione. In sostanza Giorgio Del Ghingaro potrebbe essere la mina vagante delle prossime elezioni amministrative a Viareggio.

Detto questo, aggiungiamo che la giunta di Capannori da lui presieduta e quella attuale che a lui ha reso omaggio, hanno sempre avuto il pallino dell’accoglienza indiscriminata e dell’integrazione tout court, un nipotino di Laura Boldrini o giù di lì: Viareggio è avvertita.

di Aldo Grandi (La Gazzetta di Viareggio)


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