Siamo arrivati finalmente alla conclusione della vicenda tessera del sindaco.
La telenovela ha terminato le repliche.
La Commissione di Garanzia Nazionale (addirittura) ha sancito la NON iscrizione del sottoscritto, che deve anche stare zittino e non rompere le scatole, perchè sennò il partito regionale si arrabbia e mi bacchetta.
Sono dispiaciuto e amareggiato, davvero, per me prima di tutto, perchè il pd rimane in ogni caso il mio partito con o senza tessera e perchè credevo, stupidamente, per la mia storia e per quanto ho dato in questi anni di impegno politico amministrativo, di meritare altra considerazione.
Dispiaciuto anche però per il pd, che, nella questione in oggetto, ha abbandonato la politica per perdersi dietro a commi, articoli e arzigogoli vari e ha manifestato imbarazzo e confusione nella lettura e nell’elaboarazione del cambiamento dirompente che i territori e le comunitá impongono oggi al sistema politico.
Insomma una pagina da voltare e da non ricordare, perchè ferisce.
Da Veltroni in poi, sono stato bene e male nel pd, ma l’ho sempre considerato casa mia. Non una villa, non una catapecchia, una casa normale, con corridoi stretti, alcune stanze buie, alcune stanze straordinariamente luminose, angoli dove ero a mio agio, altri angoli dove, sedendomi, provavo imbarazzo.
Una casa di corte, dove si stava insieme, si litigava e si faceva pace, dove ognuno aveva un pezzetto di storia da raccontare. Dove si sentivano e si dicevano cattiverie e cose belle nello stesso momento, nella stessa riunione. Dove si era gelosi e solidali, protagonisti e comprimari. Una casa sempre piena di ospiti, colorata e animata.
Una casa che mi mancherà.
Un po’ m’han messo fuori gli altri, un po’ sono andato via io.
Confesso che non ho capito perché si è voluto esercitare cosí tanta cattiveria nei miei confronti, nelle parole usate da chi ha chiuso la porta e da coloro che non hanno mai voluto ascoltare le mie ragioni.
Su questa cosa però non ci sto bene e vorrei poterne non parlare più.
Capitolo definitivamente chiuso.

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