Il Tirreno

L’ex ministro ed ex segretario Ds Piero Fassino ha vinto il confronto con l’ex Margherita Davide Gariglio nelle primarie per il candidato sindaco del Pd a Torino. Fassino ha ottenuto 29.297 voti, pari al 55,28%. Alle spalle di Fassino ci sono Davide Gariglio (14.516 voti; 27,39%), Gianguido Passoni (6.585 voti; 12,42%); Michele Curto (2.199 voti; 4,15%) e Silvio Viale (405 voti; 0,76%). Secondo i dati definitivi del Centro Operativo delle stesse primarie, i votanti sono stati 53.185 (con un leggero aumento rispetto ai 52.922 comunicati subito la chiusura dei seggi). Le schede nulle sono state 120 (0,22%); quelle bianche 63 (0,12%).
Ma il primo risultato sicuro della consultazione è stata l’eccezionale affluenza che ha stabilito un nuovo record di partecipazione nel “Villaggio di Asterix”, come il primo cittadino uscente, Sergio Chiamparino, ha ribattezzato la città, da anni saldamente in mano al centrosinistra in un Nord Italia in larga parte sotto le insegne del centrodestra. Pierluigi Bersani ha espresso ieri sera «Grande soddisfazione per l’alta partecipazione alle primarie e il bel clima in cui si sono svolte. Il vincitore, già forte, sarà rafforzato dalla grande partecipazione».
È una sfida che per il Pd funziona come una cartina di tornasole, che testa i consensi e ridefinisce gli equilibri nell’area del centrosinistra. Non soltanto, infatti, il candidato indicato nelle Primarie sarà in pole position per l’imminente duello per la poltrona di sindaco della città, contro un centrodestra che dovrà cercare di scalzare nelle preferenze dei torinesi il partito del popolare Chiamparino; dei cinque candidati, Fassino e Gariglio mostravano le insegne “ufficiali” del partito, mentre gli altri tre si presentano con un’aura da outsider: c’è l’assessore uscente sostenuto in via non ufficiale da Sel di Vendola, il giovane (30 anni) proveniente dal mondo dell’associazionismo e il medico radicale, “padre” della pillola abortiva Ru 486.
Dei due favoriti, Piero Fassino godeva del sostegno dell’establishment locale – da Chiamparino ad importanti figure locali del mondo bancario e delle professioni – ma soffriva dello stigma di “candidato di Roma” che gli aleggia intorno sin dalla candidatura. Il cattolico Gariglio, 43 anni, ex presidente del Consiglio Regionale, nonostante sia ben lontano dal movimento dei “rottamatori” del Pd, presenta la propria candidatura anche come «una sfida generazionale».
Nelle ultime settimane i cinque candidati hanno duellato in dibattiti pubblici e battuto la città, tra mercati, scuole, sedi di associazioni e bocciofile, per incontrare i torinesi. E la città ha risposto con un’affluenza record alla chiamata alle urne.

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