Il Tirreno

CAPANNORI. Il giorno dopo l’inaugurazione del museo dopo farà partire la richiesta al ministero dei Beni Culturali di fondi per realizzare la struttura museale completa, progettata e attesa da anni, al Frizzone. Il sindaco Giorgio Del Ghingaro ha intenzioni chiare. Da una parte molto soddisfatto per aver dato prova che investire in cultura si può, anche con un budget risicato.
 Dall’altra molto arrabbiato perché ancora pensa ai fondi del fantomatico progetto Arcus che (cinque anni fa) il ministero per i Beni Culturali aveva promesso di destinare al museo del Frizzone, mai realizzato.
 Quindi il progetto del Frizzone come struttura museale di riferimento per l’archeologia nella Piana non è abbandonato.
 
Per niente. Noi non l’abbiamo abbandonato, ma il ministero sì. Doveva erogare i fondi Arcus promessi per realizzarlo, invece li ha destinati ad altri scopi. Del museo, al Frizzone, esiste fisicamente solo il tunnel per le scale di accesso. Ma il museo non c’è. Aprendo la mostra in via Cardinale Pacini, Capannori ha dimostrato che si può operare anche disponendo di poche risorse.
 Se il ministero stavolta erogasse i fondi, in quanto tempo sareste in grado di portare a compimento la struttura del Frizzone?
 
Due, tre anni al massimo. Comunque, approfitterò dell’inaugurazione del museo per rilanciare sulla richiesta dei fondi. Lo farò subito dopo l’inagurazione del museo di via Cardinale Pacini».
 E il museo che apre l’8 gennaio (il ritardo è dovuto a motivi tecnici) in via Cardinale Pacini, qual è il suo valore?
 
Era una promessa. Abbiamo cercato di esporvi la maggior quantità di oggetti che sono stati scoperti da quando sono iniziati gli scavi.
 «E poi – aggiunge il primo cittadino di Capannori – la sede che abbiamo scelto, in via Cardinale Pacini, si trova vicino a via Martiri Lunatesi, dove gli scavi sono sempre in corso. La mia idea infatti è quella di un museo molto rivolto alle scuole, che potrebbero così visitare in contemporanea anche gli scavi.
 Il museo attuale è stato realizzato per gran parte con un contributo che è stato erogato dalla Fondazione Banca del Monte di Lucca.
 
Con una parte del contributo, le prime due tranche. Con questa cifra (circa 45mila euro, ndr) abbiamo fatto il convegno, la pubblicazione, e ora il museo. Mi auguro che fondazioni e istituzioni bancarie continuino a essere sensibili alle cause della cultura.
 Ci sono ancora molti reperti trovati sul territorio di Capannori che attendono di essere restaurati. Uno è il tempio (o granaio) ligneo di epoca romana, giacente nei laboratori Piacenti di Prato.
 
Per il tempio ci vorrebbero fondi di altra natura. Noi non possiamo provvedere. Spero che la questione venga preso a cuore da altri.

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