Il Tirreno
LUCCA. Risate e applausi, ma anche tanto interesse e attenzione sui temi del razzismo e della diversità. Li ha strappati Paolino Ruffini, l’attore livornese del Nido del cuculo, a una platea di oltre 300 ragazzi intervenuti nella palestra della scuola media di Capannori per lo show Intolleransia. A promuovere la giornata è stato il Comune di Capannori, in collaborazione con la Regione e l’associazione Bee-com, per celebrare la Giornata della memoria.
Uno spettacolo, quello che Ruffini ha ideato con la sua associazione Nido del cuculo, senza lustrini né paillettes, lontano dai canoni del puro intrattenimento. Eppure si scherza e si ride, grazie alla naturale comicità dell’attore. Ma con Intolleransia, prima di tutto, si riflette. Ruffini sta facendo il giro della Toscana e ogni volta riesce a coinvolgere centinaia di ragazzi, chiamati a raccontare, senza filtri né remore, le loro intolleranze.
E così è stato ieri a Capannori, dove per oltre due ore il comico, senza lesinare gag né battute, è riuscito a far parlare e a far interessare molti giovani a temi delicati e dibattuti come l’intolleranza nei confronti degli extracomunitari, la giustizia, la religione, il razzismo, le diversità. Già dall’esordio Ruffini è trascinante. Vuole che il pubblico non stia lontano, in gradinata. Lo vuole vicino, intorno a sè. Unica scenografia, se così si può chiamare, otto sedie vuote. «Vedete – spiega l’attore intercalando molte battute alla livornese – sono sistemate come in un talk show. Noi oggi faremo questo, faremo due chiacchiere con tranquillità e sincerità. Avete presente Porta a Porta o Ballarò? Ecco, noi oggi faremo molto meglio di quelle trasmissioni, perché voi siete molto più interessanti di quelli che vi partecipano». Scherzando e ridendo, Ruffini butta lì la prima provocazione: «Mi interessa sapere che cosa pensate dell’intolleranza. Ognuno di noi ha qualcosa o qualcuno che non sopporta. Ecco, cominciamo da qui».
Potrebbe essere l’inizio di un elenco di cavolate. Invece ci pensa Francesco, un ragazzino di 15 anni, a portare subito l’attenzione su un tema “pesante”: «Io non sopporto – dice – chi non sopporta gli immigrati». Ne nasce una discussione coinvolgente, con tanti ragazzi di diverse età – da 12 a 18 anni – che prendono la parola e via via riempiono il posto nelle sedie, prima vuote. Anche chi, come Manuel, è nettamente in minoranza e dice chiaro e tondo di essere razzista. Nessuno, tuttavia, lo fischia né alza il tono della voce contro di lui. Parlano Beatrice, Rexi di origine albanese, Simone e tanti altri che giungono anche dalle gradinate.
Si confrontano, espongono le loro idee, rispettano le idee degli altri, aiutati da un bravissimo Ruffini che non si schiera né con l’uno né con l’altro, li lascia parlare liberamente e interviene sempre con i tempi giusti, trovando una battuta o precisando il pensiero di uno di loro. Alla fine altro che otto sedie, i ragazzi sono seduti in terra, non finiscono mai di alzare la mano per chiedere di intervenire, nemmeno dopo due ore che stanno parlando di razzismo, diversità, religione, giustizia. Un successo, dunque, come lo sono stati gli altri pomeriggi con i giovani che Ruffini ha passato con il suo “Intolleransia” nelle altre cittadine toscane. E lo dimostrano anche le adesioni al gruppo facebook, che ha già raggiunto oltre 700 membri dove è possibile partecipare attivamente alla comunity, dicendo che cosa non sopportiamo.