Il Tirreno
CAPANNORI. Avvio al vetriolo per il secondo mandato del sindaco Giorgio Del Ghingaro, alle prese con il caso dell’indagine della Corte dei Conti e le frizioni sulle nomine. Il sindaco si dice sereno e difende a spada tratta il capo di gabinetto Valter Alberici. Del Ghingaro poi non cade nel totopoltrone di cui si parla nel centrosinistra.
Sindaco, pensa di aver sbagliato qualcosa nella gestione delle assunzioni e degli incarichi?
«Nei cinque anni del mio precedente mandato le opposizioni hanno prodotto esposti e denunce. Tutte finite nel nulla, segno che il nostro operato è sempre stato corretto e rispettoso delle leggi. Alle elezioni la destra capannorese ha ricavato due sconfitte: una nel merito, con l’affermazione della coalizione di centro sinistra e del sottoscritto; l’altra nel metodo, con la disfatta del sistema con cui hanno condotto l’opposizione prima e la campagna elettorale poi. Non accetto lezioni di etica da chi ha contribuito a scrivere una delle pagine più nere della storia politica capannorese. Per l’esposto, noi siamo sereni: forniremo tutta la documentazione richiesta e faremo le nostre memorie, come abbiamo fatto tante altre volte. Esistono delibere chiare, regolarmente certificate. Produrremo tutti i chiarimenti richiesti».
L’inquadramento del capo di gabinetto non è stato rivisto dopo le polemiche.?
«Abbiamo assunto il capo di gabinetto con lo stesso stipendio, con la stessa qualifica, con le stesse funzioni che aveva esercitato in Provincia per diversi anni e fino al giorno precedente al suo incarico a Capannori. È inqualificabile l’accanimento delle opposizioni nei confronti di una persona che sta facendo il proprio lavoro con competenza. È chiaro che le persone vicine al sindaco sono oggetto di attacchi, ma credo che, nel suo caso, si stia davvero superato il limite. Ma non mi sorprendo: la nostra forza dà fastidio, rompe schemi e sovverte equilibri».
Tra i firmatari dell’esposto presentato al tribunale amministrativo di Firenze c’era Liano Picchi, che l’ha sostenuta nel ballottaggio.
«Non conosco i nomi dei firmatari né di questo né degli altri esposti, ma solo di chi ha proposto l’interpellanza tre anni fa in consiglio comunale. A tutti loro è stato risposto in maniera chiara, Picchi compreso. Se mi ha sostenuto al ballottaggio, e lo ringrazio, si sarà ritenuto soddisfatto delle spiegazioni fornite a suo tempo e siccome un po’ mi conosce, sa che non farei mai coscientemente irregolarità. Credo che ognuno abbia diritto di chiedere ed ottenere chiarimenti rispetto all’operato di una giunta, ma penso anche che non si possa giudicare senza conoscere le questioni».
Proprio Picchi è dato come uno dei papabili per una delle poltrone disponibili nelle società partecipate dal comune di Capannori. È vero che potrebbe diventare il presidente di Aquapur? È previsto un turnover anche nelle altre società?
«Noto che ora Picchi nei sondaggi è passato da Ascit ad Aquapur. Per le partecipate, come per la giunta, ho sempre privilegiato la competenza e la disponibilità all’impegno, piuttosto che le spartizioni politiche. Voglio donne e uomini che lavorino ad un progetto con le capacità e i valori di cui sono portatori».
La giunta è stata per la maggior parte riconfermata. Le novità introdotte non arrivano dal consiglio comunale e pare che questo abbia creato qualche mal di pancia.
«La giunta aveva lavorato bene ed è stata in larga parte riconfermata, questo non vuol dire in consiglio che non ci fossero persone da valorizzare; ho fatto delle scelte e come sempre me ne assumo la responsabilità, ringraziando i partiti della fiducia concessami e per non aver ingerito nelle mie decisioni».
Nel mandato precedente ha tenuto le redini della coalizione nonostante gli scossoni. Si sente più forte ora?
«Credo che la vittoria del centrosinistra a Capannori voglia dire molto. Intanto conferma un’azione amministrativa improntata alla novità nei metodi e concentrata sui bisogni dei cittadini, senza le clientele del passato. Poi dimostra la grande maturità politica di una coalizione che ha saputo valorizzare le differenze e trovare una moderna sintesi programmatica. È inevitabile che si guardi a Capannori come laboratorio per il rilancio del centrosinistra e una comunità che ha saputo trovare le forme per riscoprire la propria identità e dimostrare la propria autorevolezza».