Il Tirreno

Oggi è festa. Mai come stavolta dirlo forte e chiaro assume un senso importante, diventa una rivendicazione di dignità, di fierezza e di orgoglio. Facciamo festa insieme come italiani. Proviamoci e scopriremo che quanto ci unisce è molto più forte di ciò che ci divide.
Vorrei che questa giornata fosse vissuta all’insegna dell’allegria, della disponibilità, della fierezza di ritrovarsi nei gesti simbolici e solenni, nei colori della nostra bandiera e di una coccarda da appuntare sul vestito. E’ nella festa civile che la nazione concentra le ragioni della propria esistenza, le rende visibili ed esprime una sorta di felicità pubblica. Se questo non accade è perché c’è un deficit di coesione, spirito di cittadinanza e autostima collettiva.
Stamani sarò a Livorno e questo mi aiuta a trovare uno spirito positivo. Questa è una città libera, aperta al nuovo, che offrì alla causa unitaria tanti giovani volontari, e in cui il Risorgimento ha maturato una forte impronta democratica e repubblicana. Il fatto è che hanno fatto di tutto per rovinarcela, la festa. In queste settimane hanno sconfortato le polemiche e le strumentalizzazioni, le svalutazioni storico-politiche e le interpretazioni stiracchiate della storia patria, il ricorso ai pretesti economici per mascherare i risentimenti e l’esaltazione delle divisioni. Fortunatamente il presidente Napolitano, fedele al ruolo di rappresentante dell’Unità nazionale che la Costituzione gli affida, ha saputo tenere fermo il timone.
Non sono mancati tentativi di accreditare una sorta di “identità depressa” degli italiani, che non apprezza a sufficienza il valore dell’unità e si fa trascinare ora dalle pulsioni secessioniste, ora da un diffuso antimeridionalismo, o più semplicemente dalla scarsa conoscenza della storia patria. Per poi scoprire che il 90% degli italiani dicono sì all’unità. Casomai sono più divisi sul federalismo, e soprattutto poco convinti da un federalismo povero, egoista e avaro di prospettive, come quello che viene proposto e che vede nell’unità una costrizione da cui liberarsi per rifugiarsi nei recinti di piccole patrie.
Non è questo il paese che sognavano i padri fondatori o i giovani volontari di Curtatone e Montanara. Loro hanno costruito l’Italia. Tocca a noi impegnarci per cambiarla, consegnando ai giovani gli strumenti e le opportunità per farlo.
Il Risorgimento non è stato una breve ed eroica fiammata, ma un percorso giunto a compimento con la Resistenza e la Costituzione, la vera carta dell’unità d’Italia. Un percorso storico non lineare ma drammaticamente accidentato che, come ha detto Carlo Azeglio Ciampi, ha “riscatto e dignità” come parole-chiave estremamente attuali.
Noi in Toscana ci proviamo. Lavorando in due direzioni. La prima riguarda i giovani, a cui vogliamo dare una ragione per credere nel futuro, assicurando politiche mirate per favorire la conquista dell’autonomia personale e la possibilità di trovare un’occupazione adeguata. La seconda riguarda una proposta di legge sui principi e sui valori che da sempre hanno caratterizzato il modo di intendere e di vivere l’esperienza autonomistica, una legge che rilanci l’insegnamento dell’educazione civica e dell’educazione alla cittadinanza attiva e responsabile.
Celebriamo così la festa di noi italiani.

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