Il Tirreno 

Un attentato ancora tutto da chiarire quello che nella notte tra il 9 e il 10 maggio dello scorso anno avvenne alla sede elettorale del sindaco di Capannori, Giorgio Del Ghingaro. Erano le 3.30 quando due individui provocarono danni ingenti all’edificio – situato in via Cardinale Pacini (ex via Carlo Piaggia), a 20 metri dalla caserma dei carabinieri e a due passi dalle abitazioni – interessando anche un’assicurazione, una panetteria e una gioielleria. Dalla telecamera esterna dell’oreficeria gli inquirenti, attraverso l’acquisizione del filmato, avevano trovato riscontri utili ai fini investigativi. Dalle immagini s’intravedevano due individui avvicinarsi all’ingresso della sede del comitato elettorale dell’allora candidato del centrosinistra pochi istanti prima che il fumo denso oscuri il monitor. I piromani, tra l’altro, rischiarono di essere scoperti in flagranza di reato. Perchè al momento in cui scattò l’allarme una pattuglia dei militari di Capannori si trovava, per ragioni di servizio, sulla Pesciatina a meno di due chilometri dal punto del rogo. A dare l’allarme fu l’autista di un pullman che abita nella zona e che transitando alle 3.30 di notte da via cardinale Martini vide le fiamme avvolgere la porta d’ingresso e la veranda della sede del comitato elettorale di Del Ghingaro. In meno di dieci minuti pompieri e militari arrivarono sul posto. I carabinieri di Capannori, guidati dal maresciallo Antonio Fasiello, recuperarono una tanica in plastica bianca da 25 litri. Lasciata dagli attentatori dopo essere fuggiti. Materiale sequestrato e repertato alla ricerca d’impronte digitali.
 Due le piste battute dai carabinieri. Una di natura politica legata ad episodi di intolleranza – cartelloni strappati, simboli di estrema destra disegnati sopra gli spazi riservati ai partiti di centrosinistra – manifestatisi durante la campagna elettorale, l’altra rivolta verso il gesto di un mitomane. Perchè il sindaco in passato aveva ricevuto telefonate e lettere anonime. E qualcuno era arrivato a tappezzare la sede comunale di volantini contro la sua persona. La seconda ipotesi prende sempre più piede. Tanto che la procura della Repubblica iscrive due persone nel registro degli indagati in relazione all’incendio doloso. Sulla base del riscontro filmato – nel quale si vedono due persone appiccare il fuoco senza però poter individuare i loro volti – i militari chiedono e ottengono dall’autorità giudiziaria il decreto di perquisizione nell’abitazione della coppia sospettata che vive a Segromigno. Entrambi negano ogni addebito e durante la perquisizione i militari non trovano elementi utili ai fini delle indagini. Al di là di un ritaglio di giornale con l’episodio dell’incendio doloso. Sei mesi dopo la procura chiede al giudice delle indagini preliminare l’archiviazione nei confronti della coppia visto che non ci sono elementi per reggere l’accusa in giudizio.

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