Il Tirreno

 CAPANNORI Un attentato di matrice politica o semplicemente il gesto di uno squilibrato dietro l’incendio appiccato nella notte tra venerdì e sabato alla sede del comitato elettorale del sindaco di Capannori, Giorgio Del Ghingaro. I danni all’edificio – situato in via Cardinale Pacini (ex via Carlo Piaggia), a 20 metri dalla caserma dei carabinieri e a due passi dalle abitazioni – sono ingenti e hanno interessato anche un’assicurazione, una panetteria e una gioielleria. E proprio dalla telecamera esterna dell’oreficeria gli inquirenti, attraverso l’acquisizione del filmato, hanno trovato riscontri utili ai fini investigativi.
 Dalle immagini s’intravede un individuo avvicinarsi all’ingresso della sede del comitato elettorale del candidato del centrosinistra pochi istanti prima che il fumo denso oscuri il monitor. Il piromane, tra l’altro, ha rischiato di essere scoperto in flagranza di reato. Perchè al momento in cui è scattato l’allarme una pattuglia dei militari di Capannori si trovava, per ragioni di servizio, sulla Pesciatina a meno di due chilometri dal punto del rogo.
 I FATTI  Ore 3.30. L’autista di un pullman che abita nella zona passa in macchina da via cardinale Martini è vede le fiamme avvolgere la porta d’ingresso e la veranda della sede del comitato elettorale di Del Ghingaro, candidato del centrosinistra alle elezioni amministrative di giugno. Con il cellulare avverte vigili del fuoco e carabinieri. In meno di dieci minuti pompieri e militari sono sul posto. Soltanto per un caso fortuito le fiamme non riescono a filtrare sotto la porta d’ingresso e gli arredi interni non subiscono danni.
 I carabinieri di Capannori, guidati dal maresciallo Antonio Fasiello, recuperano una tanica in plastica bianca da 25 litri. L’attentatore, fuggendo, l’ha lasciata sul penultimo scalino della rampa che conduce alla sede politica. Sul lato opposto c’è il tappo. Materiale sequestrato e repertato alla ricerca d’impronte digitali. I pompieri provvedono a circoscrivere l’area interessata all’incendio e la sede – una volta ripulita la parte esterna e cambiate porte a vetro e infissi – potrà essere nuovamente occupata dal comitato pro Del Ghingaro.
  IPOTESI INVESTIGATIVA  Gli inquirenti hanno le idee chiare. Qualcuno nella notte si è fermato accanto alla sede del comitato. È sceso dall’auto con la tanica di benzina cospargendo di liquido infiammabile la gigantografia plasticata del primo cittadino di Capannori appesa alla porta d’ingresso a vetri della struttura. A quel punto ha appiccato il fuoco con un cerino e si è allontanato precipitosamente senza attendere che le fiamme avvolgessero l’esterno dell’edificio annerendo i muri esterni dei locali vicini. Parte della scena è stata ripresa dalla telecamera a circuito chiuso dell’oreficeria accanto all’edificio in vetro e metallo. Due le piste battute dai carabinieri. Una di natura politica legata ad episodi di intolleranza – cartelloni strappati, simboli di estrema destra disegnati sopra gli spazi riservati ai partiti di centrosinistra – manifestatisi durante la campagna elettorale, l’altra rivolta verso il gesto di un mitomane. Il sindaco ha ricevuto nel recente passato telefonate e lettere anonime. E qualcuno è arrivato a tappezzare la sede comunale di volantini contro la sua persona. Elementi investigativi interessanti che i carabinieri stanno prendendo in seria considerazione. E che le immagini della telecamera sembrano suffragare.

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